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Furti macchine da cantiere: ci si può difendere

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Furti macchine da cantiere: ci si può difendere

Furti delle macchine da cantiere: dove finiscono i mezzi rubati e come difendersi I furti delle macchine da cantiere continua a rappresentare una vera e propria emergenza. Normalmente i malviventi si scatenano di notte e con una serie di escamotage riescono a trasferire la refurtiva nell’est Europa e su altri mercati bisognosi di innovazione. Vediamo in che misura è possibile difendersi o quantomeno creare deterrenti per evitare danni quasi sempre ingenti. Una piaga non solo italiana Il furto delle macchine da cantiere è un male diffuso virilmente: tutti i Paesi europei sono vittime dell’odiosa piaga dei furti di questi macchinari, chiunque può svegliarsi una mattina e non trovare più la propria macchina movimento terra. A quanto pare il sistema è in mano per lo più a bande di europei dell’est - ma spesso sono coinvolti anche ambigui personaggi locali- che procedono più o meno sempre allo stesso modo: rubano la macchina, la nascondono per qualche giorno in modo da guadagnare il tempo per eliminare eventuali sistemi satellitari, o per modificare il numero di telaio, o per ottenere nuove immatricolazioni e poi via… il bottino viene caricato su TIR diretti chissà dove, ma che con buone probabilità si fermeranno a est, in Romania, Bulgaria. L’altra via di fuga sono i traghetti: con questa modalità i mezzi arrivano in Russia, in Africa, nel Medio Oriente e li troveranno un nuovo padrone e una nuova vita. In altri casi, invece, i mezzi vengono cannibalizzati e i pezzi vengono rivenduti un po’ ovunque, anche in Italia. Oltre alla netta crescita degli episodi criminali, sembra essersi parzialmente evoluto anche l’approccio delle organizzazioni malavitose che puntano su questo business. In questo caso i mezzi più grandi rubati trovano impiego diretto sul territorio nazionale nell’altrettanto redditizio mercato dei pezzi di ricambio. I numeri di Europol, l’agenzia per la lotta contro la criminalità internazionale, negli ultimi tempi non fanno che denunciare un cospicuo incremento della scomparsa di macchie da cantiere. Ogni furto di una macchina movimento terra provoca un danno pari al valore del mezzo, che può variare dagli 80mila ai 300mila, e compromette l’operatività del cantiere in cui è impiegata. Il fenomeno oggi ha assunto dimensioni significative se si considera che in Italia ci sono oltre cinquemila aziende di noleggiatori di mezzi pesanti e che il giro d’affari annuale si aggira intorno ai 2,5 miliardi di Euro. Italia furtarelli e maxi-furti Venendo a noi, all’Italia, i numeri sono altrettanto preoccupanti e si vanno ad affiancare a quelli tipici del fenomeno dei furti di materiali edili, della sottrazione di gasolio, di attrezzi manuali, o di pannelli fotovoltaici. A essere maggiormente colpiti sono i cantieri edili più isolati, ma nessuno può dirsi esentato, in nessuna provincia, in nessuna regione. Certo le zone che fanno più gola sono quelle dove vi è un’innovazione più spinta e dove dunque trovano ragion d’essere i macchinari più nuovi, i più appetibili. Macchinari edili per tutti i furti A proposito: non esiste una marca o un modello più rubato di altri, ma va detto che i mezzi di taglia medio piccola sono forse quelli più a rischio, poiché sono tutto sommato facilmente caricabili e, in prospettiva, trovano un mercato interessante. Da inizio 2023 il fenomeno dei furti di macchine movimento terra ha subito un incremento rilevante. I mezzi più grandi, quindi, una volta rubati (come in parte già accade per le autovetture), vengono cannibalizzati e alimentano un mercato illegale, parallelo a quello ufficiale. A testimoniarlo sono anche le diverse centrali di smontaggio, scoperte nelle numerose operazioni condotte sul territorio nazionale dalle Forze dell’Ordine, dove i mezzi vengono ricoverati prima di essere smembrati. In quest’ottica si spiega anche il significativo aumento non solo dei furti di mezzi, ma anche di quelli parziali, con ad esempio macchine da cantiere che spesso vengono depredate di benne, pale di caricamento, ganci collegati ai sollevatori telescopici, anche mentre sono ferme presso le strutture dei noleggiatori. Viene segnalato, inoltre, un incremento delle sottrazioni di piccole attrezzature, elettroutensili, generatori e accessori (benne, ganci, forche, martelli…), non solo dislocati nei cantieri ma anche a dimora presso i depositi dei noleggiatori. Si riscontrano anche casi di sostituzione di parti relativamente nuove con attrezzi maggiormente usurati alla riconsegna del mezzo. Il nostro sondaggio rileva, infine, un minor numero di mezzi rubati che vengono immediatamente esportati clandestinamente. Ciò fa pensare alla creazione di un mercato nazionale parallelo di parti meccaniche e pezzi di ricambio ottenuti dallo smembramento delle macchine rubate, che non tocca comunque il noleggio professionale. A fronte di questo boom delle sottrazioni, parziali o totali, cresce l’attenzione da parte dei noleggiatori verso gli strumenti di protezione dei preziosi asset. In particolare sta aumentando la domanda di soluzioni che integrano ed arricchiscono tradizionali sistemi satellitari (spesso schermati dalle organizzazioni criminali con jammer facilmente acquistabili sul mercato) quali, ad esempio, l’utilizzo della doppia tecnologia GPS/GSM e Radiofrequenza in grado di massimizzare le possibilità di recupero del mezzo. Dalle ronde ai microchip Come reagire a questa seria e lesiva problematica? Il coso di istituzioni, forze dell'ordine e associazioni è unanime e tutto sommato facilmente intuibile e immaginabile: le singole imprese devono fare sistema e collaborare affinchè i furti siano diradati. Qualora si verificassero, sempre le imprese – e in particolare i noleggiatori – devono (e già lo fanno!) collaborare con le forze dell’ordine e le istituzioni nella ricerca dei trattori rubati. A più riprese e quando il problema si accentua viene chiesta, da un po' tutti gli attori del settore, la realizzazione di un piano sicurezza per le aree cantieristiche. L’idea è quella di creare una rete di videosorveglianza in cui le imprese edili diventino alleate per dare sicurezza al territorio ed eventualmente elementi utili alle forze dell’ordine; una sorta di presidio nei punti strategici della viabilità delle zone rurali in cui ci sono più rischi, visto l’isolamento, di essere oggetto di attenzione da parte dei malavitosi. In pratica, le forze dell’ordine non possono garantire un monitoraggio continuo e costante del territorio, dunque spetta agli imprenditori edili e alle Associazioni di categoria il controllo quotidiano. O forse sarebbe il caso di dire il controllo notturno, poiché il momento peggiore, quello in cui davvero non si può stare tranquilli, è la notte. È li che si concentrano il maggior numero di furti: complice il buio, i malviventi si appostano, aspettano che i mezzi vengano ricoverati e che in cantiere non circoli più nessuno. Poi entrano in azione. Nella maggior parte dei casi non è nemmeno cosi difficile entrare nei capannoni, e cosi, in pochi minuti, il macchinario è fuori dall’azienda, pronto per partire per nuovi e sconosciuti lidi. Non sempre, però. Perché soprattutto negli ultimi anni, grazie alla tecnologia annessa alle macchine e a quella in dotazione alle forze dell’ordine, molti casi di furto sono stati risolti in extremis, ma comunque prima che le macchine venissero imbarcate per chissà dove. Dunque la tecnologia funziona e può fare qualcosa in questo senso. Chip nascosti e sistemi di sicurezza hi-tech non saranno la panacea di tutti i mali, ma aiutano. Perché è vero che in presenza di professionisti del crimine, non c’è antifurto che tenga: se vogliono, sono capaci di violare anche i sistemi più sofisticati. Ma è pur vero che questi sistemi possono comunque contribuire a far desistere i criminali: nel dubbio, soprattutto su macchinari nuovi e costosi, conviene metterli. Cosi come non dovrebbe mai mancare l’assicurazione contro il furto. Difendersi, o per lo meno provarci, si può. Le modalità di furto più diffuse Il più semplice: i ladri salgono a bordo, riescono a mettere in moto, e spariscono alla guida del veicolo che viene successivamente caricato su rimorchio e trasportato via rapidamente. Ovviamente per far si che questo furto avvenga, significa che la macchina non è minimamente dotata di sistemi contro il furto. Soprattutto se il mezzo non è nuovissimo, non occorre acquistare tecnologie sofisticate: talvolta è sufficiente staccare un fusibile. Edil-sequestro: non rendersi mai complici Senza troppi giri di parole, il cosiddetto edil-sequestro funziona cosi: malavitosi locali (si, perché non è sempre colpa degli altri…) si impossessano indebitamente di un mezzo da cantiere, e dunque chiedono un riscatto al padrone defraudato. Il quale – purtroppo – troppo spesso preferisce non denunciare e assecondare la richiesta, in modo da evitare altre ritorsioni. E cosi c’è chi ha sborsato somme ingenti per ritornare a essere il padrone del proprio mezzo. Ma oltre al danno economico, occorre considerare il danno che si fa a sé stessi e alla collettività: chi sta al gioco dei sequestratori, di fatto, si rende loro complice. E di fatto non fa che incrementare questa odiosa pratica.

  • Digital Transformation

    Noleggio macchine movimento terra: conviene nel 2023?

    La convenienza del servizio di noleggio nel settore delle macchine movimento terra nel 2023 va di pari di pari passo alla capacità dei noleggiatori di evolversi in fornitori evoluti di servizi Il noleggio nel settore macchine movimento terra e in generale nel construction conviene nel 2023? La risposta a questo interrogativo non è semplice e va ben analizzata a partire dalle caratteristiche del tessuto imprenditoriale edile italiano. La premessa forte è che il business del noleggio nel settore macchine movimento terra al 2023 non può non considerare aspetti fondamentali dell’ambiente edile e della meccanica ad esso applicata, quali la sostenibilità, l’innovazione, le competenze umane oltre che la marginalità legata al servizio di noleggio. Il ruolo del noleggio moderno nella filiera delle costruzioni, in Italia, può sicuramente crescere, a patto che il settore lo interpreti come scelta strategica e non come semplice spporto per soddisfare i picchi di lavoro. Partendo dalla premessa che il noleggio, in Italia, è ancora molto frammentato e che la normativa di base non riconosce la figura del noleggiatore, serve analizzare l’evoluzione che stanno vivendo le aziende che si occupano di noleggio, che tendono a evolvere dal tradizionale compito di fornitori di macchine per esigenze episodiche, al ruolo di general provider. Questo implica alcuni obblighi necessari a rimanere sul mercato, quali la necessità di digitalizzarsi, il formare nuove figure professionali, il presidiare la sicurezza, oltre al farsi carico della transizione ecologica. Il ruolo della digitalizzazione Sul noleggio nel construction in primis va considerato l’impatto concreto della digitalizzazione. In generale il digitale migliora l’esperienza del cliente perché può supportare completamente tutte le fasi, la manutenzione, la gestione della flotta, il controllo dell’accesso al credito o le coperture assicurative. I vantaggi vanno ben oltre l’automazione dei processi, la maggiore efficienza che ne deriva porta a erogare servizi tempestivi e anche al miglioramento dei margini economici dei noleggiatori. Ma non tutti gli attori della filiera sono interessati e disponibili ad approcciarsi al digital, in questo senso l’età media alta del settore gioca un ruolo importante. L’importanza della formazione Per far evolvere il settore del noleggio e far sì che gli operatori passino da “affitta-macchine” a creatori di valore, occorrono nuove competenze. Nonostante un tasso di disoccupazione giovanile al 30%, in Italia non si trovano tecnici. Secondo autorevoli studi condotti in Italia, Portogallo e Spagna, emerge che i giovani siano poco propensi a intraprendere corsi di studio professionalizzanti perché pensano che siano appannaggio di coloro che non hanno attitudine allo studio. Nei prossimi anni entreranno nel mercato del construction solo operatori che abbiano intrapreso un percorso articolato di riposizionamento della reputazione della figura del tecnico. Il quale, in ultima analisi, è colui che ha spiccata attitudine al problem solving, oltre a competenze sempre più specifiche, quali la manutenzione predittiva, la meccatronica, la digitalizzazione. Questo aspetto è direttamente correlato al noleggio nel construction, perchè la sua efficacia passa anche e soprattutto dalla capacità delle imprese addette di offrire un servizio articolato e soprattutto di alto livello professionale, mediato da professionisti preparati, altrimenti l’unico indicatore resta il prezzo del canone. Oltre un semplice service accessorio Per un noleggio davvero moderno occorre uscire dalla mentalità del qui e ora e avere un approccio più lungimirante. Basti pensare agli investimenti in formazione del personale e al conseguente valore che ne deriva: un tecnico ben formato può sia risolvere un normalissimo fermo-macchina, ma può e deve supportare il cliente nel predisporre un piano di noleggio a lungo termine alternativo all’acquisto- In questo modo il valore del servizio giustifica un posizionamento più alto. Il noleggiatore è oggi chiamato a innalzare il valore del servizio sia verso i propri dipendenti, sia verso i clienti, i fornitori, gli stakeholder, ha dunque anche un ruolo sociale. L’attenzione alla sostenibilità e alla sicurezza, la crescita delle competenze delle persone, la digitalizzazione, lo scambio di idee tra le persone coinvolte consentono di dare una chiave di lettura del settore diversa: dalla mera negoziazione a un vero e proprio cambio culturale. Noleggio a lungo termine e settore edile: a chi conviene I veicoli MMT sono tra le prime voci di spesa per le imprese di costruzioni. Il noleggio a lungo termine può, se ben gestito, efficentare il bilancio societario avendo allo stesso tempo accesso regolare a nuovi veicoli. Poiché i gestori di flotte aziendali trovano sempre maggiori difficoltà nell’orientarsi in un labirinto di sistemi fiscali sempre più complessi e di nuovi modelli di veicoli alimentati da energie alternative, il noleggio a lungo termine fornisce una serie di risposte a queste sfide. Questo aspetto tocca in primis le aziende medio-piccole. Mentre le grandi imprese nel settore delle costruzioni conoscono e sfruttano i vantaggi del noleggio a lungo termine già da tempo, le piccole e medie imprese stanno iniziando solo ora ad approfittare di questo concetto. Il noleggio a lungo termine può permettere di risparmiare il budget destinato all’acquisizione di un parco veicoli, fornisce disponibilità costante di attrezzature recenti e ben mantenute e determina una voce di spesa fissa in bilancio sotto forma di costi per il noleggio di veicoli. Questi ultimi sono incorporati nelle spese di gestione, con conseguenti vantaggi per il bilancio dell’azienda. Inoltre, la società di noleggio diventa l’unico punto di contatto per la gestione di tutti i veicoli, con livelli di fatturazione e di servizio centralizzati e predefiniti al momento della firma del contratto. I principi del noleggio nel construcion Il noleggio delle macchine movimento terra è semplice. Un veicolo del construction viene fornito in cambio di un canone di noleggio mensile comprensivo di finanziamenti e servizi. Aggiungere un nuovo mezzo al proprio parco macchine è conveniente solo se si riesce ad ammortizzare i costi dell’investimento nel lungo periodo. In una piccola o media impresa, però, l’acquisto di macchine da movimento terra rappresenta un costo elevato sia al momento dell’acquisto sia nel tempo, con le spese di manutenzione e gestione. Senza contare che per ogni attività specifica è bene utilizzare il giusto mezzo: e questo vorrebbe dire disporre di un parco macchine molto fornito! Il noleggio rappresenta quindi un vantaggio, perché evita le spese più onerose e permette di entrare in possesso per un periodo limitato di tempo del mezzo più idoneo a svolgere determinate operazioni. Parola d’ordine: flessibilità Dal primo vantaggio deriva il secondo: la flessibilità. Come abbiamo detto, grazie al noleggio di macchine da movimento terra è possibile utilizzare i macchinari giusti in caso di specifiche necessità, e per di più solo per il tempo stabilito, senza dover investire capitali. Noleggiare invece di acquistare una macchina da movimento terra permette anche di bypassare alcune attività, su tutte la manutenzione ordinaria. Il noleggio include infatti il servizio di manutenzione e assistenza full service. Questo significa che, di fronte a qualsiasi problema, le imprese possono usufruire sempre qualcuno pronto a intervenire.

  • Hydraulic Hammers

    Nuova veste per i martelli demolitori Idromeccanica Ramtec

    A bauma anche il dispositivo di trasmissione dati Tracker, il compattatore CR45 e la serie di magneti. L'azienda italiana Idromeccanica Ramtec condivide con i visitatori di bauma 2022 le novità sugli accessori e il nuovo look integralmente degli accessori. In mostra tre dei modelli più venduti della gamma di demolitori idraulici Idromeccanica Ramtec: RT 115, del peso di 1000 kg, adatto alle macchine più recenti da 12 a 20 tonnellate. Sarà dotato dello speciale utensile X-Profile da 115 mm. E' il cosiddetto utensile autoaffilante, consigliato per materiali particolarmente duri e abrasivi. La forma incrociata e le scanalature permettono al materiale di fuoriuscire facilmente, quindi, migliorando e velocizzando la penetrazione, evitando il surriscaldamento dell'utensile, riducendo l'usura e quindi una maggiore durata dell'utensile. RT 118, caratterizzato da un design semplice e di facile manutenzione, pesa 1200 kg e si adatta a qualsiasi macchina da 14 a 24 tonnellate. È particolarmente indicato per lavori di demolizione in cemento armato, canalizzazione e tunnelling. Il pesante RT 150 fatto per il duro lavoro pesa 2400 kg e si adatta a macchine da 27 a 35 tonnellate. È caratterizzato da un involucro robusto, alte prestazioni e produttività con basse vibrazioni e emissioni sonore. L'RT 150 viene presentato al Bauma con il dispositivo di ingrassaggio automatico che non necessita di alcun tipo di installazione idraulica e funziona semplicemente con la vibrazione del demolitore ed è molto facile da usare. Tutto ciò che l'operatore deve fare è sostituire la cartuccia. Idromeccanica Ramtec espone al bauma 2022 anche uno dei compattatori idraulici più apprezzati. Il CR 45 che pesa 430 kg e si adatta a terne ed escavatori da 5 a 9 tonnellate di peso operativo. I compattatori idraulici a piastra dell'azienda offrono un vantaggio diverso da quelli sul mercato in quanto la piastra inferiore è semplicemente imbullonata, rendendo molto facile l'imbullonatura su una piastra post-guida, diventando quindi un accessorio due in uno. Il CR45 è esposto con il nuovo attacco rapido meccanico universale che consente all'operatore di cambiare gli accessori in modo rapido ed efficiente. Idromeccanica Ramtec ha recentemente introdotto i magneti nella sua gamma di prodotti in quanto ha rilevato la necessità delle aziende di demolizione di gestire i rottami in modo più efficiente, sostenibile e produttivo. Presenteranno uno dei modelli più popolari che è il magnete HM 95 con catena ma offrono anche altri modelli con staffe superiori e denti in base alle diverse esigenze e applicazioni. I loro magneti sono molto apprezzati in quanto consentono all'operatore di sollevare tutti i rottami metallici rendendo più sicuro il cantiere trasformando i rifiuti in profitto. Tra le novità presentate in fiera, c'è il nuovo dispositivo TRACKER che aiuta noleggiatori e operatori a tracciare gli accessori e ricevere una panoramica completa della loro posizione e dei tempi di funzionamento per tenere tutto sotto controllo da remoto. Infine, Idromeccanica Ramtec espone al bauma spares che fanno parte di oltre 6000 parti di ricambio non originali che stanno producendo per i marchi più famosi di martelli tra cui Atlas Copco, Epiroc, Furukawa, Kent, Krupp, Montabert, Tramac, NPK, Rammer, Allied, Soosan, Toku e molti altri. Clicca qui e scopri di più su Idromeccanica Ramtec.

  • Crane

    Raimondi Cranes: la nuova gru a torre T187

    Raimondi Cranes con il lancio della T187 inaugura una vera e propria inedita gamma di gru a torre dotata di performance e modularità Raimondi Cranes ha rinnovato la gamma delle gru a torre topless, in particolare il modello T187. Questa nuova gru rappresenta un grande passo avanti per il costruttore, in quanto inaugura una nuova logica costruttiva di gamma, che rappresenta la base per tutta la serie Class 110. Uno dei maggiori cambiamenti attuati da Raimondi è un nuovo approccio di progettazione e sviluppo, proprio nel sistema di produzione delle proprie gru a torre. In pratica la modularità delle parti meccaniche e di carpenteria, unita all’intercambiabilità degli elementi del braccio, ha facilitato la produzione in serie di una nuova “famiglia” di otto gru, pensate sulla base delle più recenti tecniche di lean manufacturing. Ulteriori vantaggi sono la capacità di fornire standard qualitativi più elevati e di ridurre al minimo i tempi di fermo in cantiere riducendo inoltre i costi di manutenzione e le scorte di ricambi per le società di noleggio. Una macchina perfetta per il noleggio Con migliorie in termini di portata, velocità e altezza libera, la T187, così come l’intera Class 110, è stata progettata pensando alle società di noleggio. La varietà di scelta, 8 e 10 tonnellate, tiro II/IV o a due funi permanente, consente ai noleggiatori di accontentare clienti e le loro diverse esigenze di progetto. La lunghezza del braccio di 67,5m e la portata in punta di 1,61 tonnellate in UltraLift, consentono alla T187 di inserirsi nei sistemi di sollevamento premium. La T187 si presta quindi alla costruzione di edifici medio alti, grazie anche alla velocità massima di sollevamento di 115 metri al minuto (nella versione con argano da 37 kW) e alla capacità del tamburo di 620 m. Tutti i nuovi argani sono dotati anche del sistema Down Over Speed (DOS) che permette un sostanziale incremento delle velocità intermedie in discesa. Massima gestione dell’attrezzatura Ogni macchina è ora dotata di un’unità di elaborazione centrale che garantisce il funzionamento anche in condizioni ambientali estreme. Il nuovo sistema di controllo ConCore di Raimondi, grazie ai sensori elettronici e ai controlli ridondanti, consente una messa a punto più rapida, calibrazioni estremamente precise oltre che un’individuazione mirata della causa di eventuali incongruenze. La prima in Belgio Raimondi ha già provveduto a fornire un’esemplare di gru a torre T187 ad ABHR, impresa di costruzioni belga. La T187 è stata scelta per le sue migliori specifiche della categoria in termini di capacità di sollevamento e velocità, anche grazie al nuovo sistema di controllo ConCore. Il processo di installazione tecnica ha incluso la prima fase di preparazione del braccio, del controbraccio e del gruppo girevole con cabina avvenuta a terra, seguito poi dal montaggio della base 4,5 m HEB700, il montaggio degli elementi di torre della serie 1,5 m e il montaggio finale in quota degli elementi di volata pre-assemblati a terra, il tutto supportato dall'utilizzo di una gru mobile da 200 tonnellate. Siamo entusiasti di essere la prima impresa edile europea ad avere una macchina della nuova serie Raimondi. Le specifiche della gru in termini di capacità di sollevamento e velocità, nonché i componenti ottimizzati per il peso, che facilitano le procedure di installazione, sono state le caratteristiche che abbiamo maggiormente considerato nella scelta di questo modello, ha dichiarato Max Van Gompel, Direttore Generale di ABHR.

  • Italy@Bauma

    MP Filtri: Patch Imaging Kit e service di ricalibrazione filtri

    MP Filtri propone un nuovo Patch Imaging Kit dedicato ai clienti finali e il servizio di ricalibrazione filtri MP Filtri per il 2023 propone due significative new entry presentate in anteprima in occasione dello scorso Bauma: il nuovo Patch Imaging Kit dedicato ai clienti e un interessante service per la ricalibrazione degli stessi filtri MP. Si tratta di due soluzioni complete dedicate ad incrementare le performance dei sistemi di filtraggio per una superiore continuità di esercizio degli impianti oleodinamici. Monitoraggio dei contaminanti nei fluidi Il Patch Imaging Kit di MP Filtri è stato progettato come complemento ai contatori di particelle portatili in linea di MP Filtri, offre un'ispezione altamente accurata e in tempo reale dei contaminanti nei fluidi. Il nuovo Patch Imaging Kit include un microscopio digitale che offre la possibilità agli operatori di valutare queste particelle al microscopio e di identificare potenziali fonti di contaminazione. Il kit consente di effettuare test rapidi e accurati su campioni di fluidi e, catturando i contaminanti su una membrana, permette di effettuare analisi dettagliate attraverso il microscopio digitale incluso nel kit, misurando, registrando e offrendo la possibilità di osservare e valutare le singole particelle. Potendo valutare visivamente il loro aspetto e la probabile composizione diventa così possibile isolare la causa dell'usura all'interno di un sistema. La presenza ad esempio di particelle di gomma suggerisce la decomposizione del tubo, mentre l’alto tenore in elementi metallici rivela l'usura di pompe o componenti meccanici. Individuando le cause specifiche di decomposizione, gli addetti alla manutenzione possono, in questo modo, sostituire i componenti usurati, proteggendo sistemi complessi, prolungando il ciclo di vita e riducendo i costi di manutenzione e i tempi di fermo. Patch Imaging Kit: come è fatto Il nuovo Patch Imaging Kit è composto innanzitutto da un microscopio digitale ad alte prestazioni, con ingrandimento fino a 400x a cui è abbinato un software (che “gira” su sistema operativo Windows) altamente sofisticato che consente la misurazione e l'analisi di singole particelle. Il Patch Imaging Kit è un test completo che facilita il prelievo di campioni in modo rapido e accurato, facile da usare e senza la necessità di una formazione specifica. La ricalibrazione MP filtri HQ Recentemente MP Filtri ha lanciato anche un nuovo macchinario: si tratta del nuovo banco prova dedicato alla ricalibrazione dei dispositivi di monitoraggio della contaminazione. La ricalibrazione dei contatori è svolta sulla base della normativa ISO 11171 e il banco di prova è certificato secondo la ISO 11943. Ma perché è necessaria la ricalibrazione di un contatore di particelle? I contatori MP filtri funzionano con la tecnologia dell’estinzione del fascio luminoso; le particelle di contaminante solido presenti nell’olio sono contate e classificate per dimensione in base al segnale elettrico rilevato dal foto-ricettore di luce che le riconosce come ombre. La ricalibrazione verifica e riallinea il funzionamento del foto-ricettore; il banco prova ha la funzione di mantenere il liquido di prova (un olio con caratteristiche verificate) in una costante condizione di contaminazione calibrata, premesso che di questa sospensione sono preventivamente note dimensione e quantità delle particelle. Come funziona la ricalibrazione Il software di ricalibrazione di MP Filtri regola automaticamente il sistema elettronico di conteggio riallineandolo al valore di target. Il sistema combinato banco di prova abbinato al software dedicato esegue anche la diagnostica di tutte le caratteristiche di funzionamento del contatore e, dove previsto, indica quali parti o componenti debbano essere sostituite. Monitoraggio sempre perfetto Questo sistema permette di riconsegnare al cliente il dispositivo integro, ricalibrato e completo di tutti gli aggiornamenti disponibili, ma soprattutto in un tempo rapido, considerando che il servizio di ricalibrazione viene eseguito in maniera completa nel lasso di una settimana. Il cliente può prenotare personalmente il servizio online, tramite la sezione dedicata sul sito di MP filtri. Una volta terminate tutte le verifiche, al cliente è rilasciato un certificato di calibrazione che ha validità di un anno con lo scopo di attestare che il prodotto funziona correttamente e che le letture eseguite sono confermate.

  • Aerial Platform

    CMC: le nuove piattaforme aeree per il 2024

    CMC per il 2024 commercializza già da ora due nuove piattaforme cingolate: le CMC S27 e CMC S30, introdotte per la prima volta in occasione di bauma CMC ha presentato, a partire da Bauma 2022, le ultime nate della propria gamma di piattaforme aeree cingolate: la S27 e la S30. La S27 è la più piccola tra le due ma offre prestazioni che si collocano al vertice della specifica categoria; la S30 è il top fra le due new entry del costruttore pugliese con prestazioni al top e tecnologia premium. In occasione degli eventi fieristici dedicati ai settori construction e sollevamento tenutisi nel 2023 ha mostrato i pezzi forti della propria gamma. L’azienda pugliese ha colto l’occasione per mostrare in anteprima agli operatori le tecnologie e soluzioni di ultima generazione, confermandosi come specialista per l’accesso e la movimentazione di persone aerea su semoventi cingolate. Le ultime nate di CMC Per il 2023 il costruttore punta, quindi, su CMC S15, CMC S18F, CMC S23 Lithium, CMC S23 Diesel (motorizzata, per l’appunto, a motore endotermico) ma soprattutto, come anticipato, due inediti assoluti: le CMC S27 e CMC S30, introdotte per la prima volta in occasione di Bauma 2022. Le due nuove piattaforme, entrambe dotate di doppio sbraccio laterale oltre al jib, raggiungono rispettivamente altezze operative di 27 e 30 metri. Hanno quindi migliorato di ben due metri in più rispetto ai modelli S25 e S28 che sono chiamate a sostituire. Lo sbraccio era già fra i maggiori della categoria ed aumenta ancora di 1,40 metri, diventando di fatto il più esteso in assoluto. CMC, oltre a questi upgrade, ha introdotto tutti gli elementi caratteristici delle altre componenti della famiglia Double Performance e permette di avere prestazioni molto elevate in altri ambiti tecnici. Fra i punti di vantaggio delle nuove S27 e S30 si segnala quindi una manovrabilità molto elevata garantita da un sistema automatico di guida e controllo. Si tratta di una tecnologia molto evoluta ma dall’impiego semplice e intuitivo. L’altro aspetto fondamentale è la facilità di trasporto grazie al peso contenuto. Un fattore positivo dovuto alla scelta di materiali altamente performanti e alle dimensioni compatte, tanto che le due macchine possono infatti passare attraverso una porta standard. Questi punti specifici permettono di avere un’elevata efficienza e affidabilità in qualsiasi condizione operativa. Le aree di stabilizzazione multiple, gestite dal Self Control System di CMC consentono infatti di operare in condizioni ottimali e anche in negativo. A questo occorre infine aggiungere anche l’elevato sbraccio laterale sbalorditivo operativo anche con area di stabilizzazione ridotta. La crescita di CMC Il marchio CMC ha già da tempo oltrepassato i confini nazionali e le sue piattaforme aeree sono oggi vendute in più di 30 paesi nel mondo e in tutti e cinque i continenti. Non solo. L’azienda dà la massima importanza ai controlli di qualità, che effettua in ogni fase dei processi aziendali certificati secondo la norma UNI EN ISO 9001. Tutte le sue piattaforme vengono assemblate con componenti altamente performanti, mentre il reparto verniciatura esegue fino a 14 operazioni per garantire la massima resistenza della struttura all’usura e alla corrosione. I diversi modelli di piattaforma aerea vengono sottoposti a verifiche estensimetriche e analisi strutturali che simulano migliaia di cicli di lavoro, per assicurare la perfetta efficienza nel tempo. Le piattaforme CMC possiedono inoltre le specifiche certificazioni CE per l’Europa, AS 1418 per l’Australia e TUV America per i mercati USA e Canada. S27 S30 Altezza max di lavoro 27,3 m 30,3 m Lavoro in negativo -6,8 m -6,7 m Sbraccio max 15,4 m 15,4 m Altezza al piano di calpestio 25,3 m 28,3 m Portata max in cesta 230 kg 230 kg Misure cesta 1,7 x 0,7 x 1,1 m 1,7 x 0,7 x 1,1 m Rotazione cesta +/-90° +/-90° Rotazione torretta +/- 200° (400° continui) +/- 200° (400° continui) Massa totale 4.094 Kg 4270 Kg

  • Electric Drill

    Soilmec: le nuove perforatrici per il 2023, anche in full electric

    Per il 2023-2024 Soilmec rilancia la sua rinnovata gamma di macchine per la grande cantieristica, in cui spunta una macchina da micropalo full electric Per il 2023-2024 Soilmec ha schierato una serie di novità che ribadiscono la multidirezionalità tecnologica della multinazionale romagnola. Per Soilmec quest’anno coincide con un’apertura della propria tecnologia, come ci si poteva aspettare, alla transazione tecnologica, visto che in occasione dell’ultima edizione di Bauma è stata lanciata la prima macchina compatta ad alimentazione completamente elettrica. Le nuove perforatrici SR della linea Blue Tech Le novità per quest’anno di Soilmec toccano comunque anche i segmenti di prodotto più tradizionali. Arrivano infatti le nuove generazioni di perforatrici SR della linea Blue Tech su Silmec che migliorano ulteriormente nella nuova versione produttività e flessibilità operativa, riducendo costi di esercizio ed emissioni e offrendo livelli di comfort, ergonomia e sicurezza ancor più elevati. Le migliorie della nuova serie si concentrano in particolare sull’ottimizzazione della trasmissione di potenza e sulla minimizzazione della dissipazione di energia, dedicando particolare attenzione alle componenti principali della macchina che normalmente sono coinvolte durante il ciclo di lavoro. I motori diesel sono dotati del sistema “start and slow”, che regola automaticamente il regime di rotazione in base alle effettive esigenze migliorando l’efficienza della combustione e del raffreddamento con un minore inquinamento acustico, e le teste rotary sono state sviluppate con un’ampia gamma di soluzioni per ridurre le perdite e aumentare le prestazioni. Il top level per le macchine di media taglia, è il modello SR-65, e la nuova piattaforma SR-125 presentata in anteprima nella sua veste Blue Tech. Le idrofrese con la SC-135 Tiger La gamma delle idrofrese Soilmen è rappresentata dalla top di gamma SC-135 Tiger. Progettata per ottimizzare produttività e affidabilità la macchina, allestita con sistema HDD, presenta una piattaforma con avvolgitori sul corpo macchina installati in serie per essere sempre allineati con la testata e consentire un movimento sempre perfetto di tubi idraulici e fango nei differenti raggi di lavoro. L’affidabilità è garantita dal doppio sistema idraulico, con linee dedicate rispettivamente a modulo di scavo e macchina base, dai filtri alta pressione e da una accurata gestione dei drenaggi con serbatoio dedicato. Agevole il trasporto pur con 200 tonnellate di peso operativo grazie all’assemblaggio per moduli trasportabili in singolo carico da 45 tonnellate. La combinazione ideale è quella che prevede il nuovo modulo di scavo Soilmec SH-35. La SM 13e elettrica Tra i modelli iconici di Soilmec, nella gamma di macchine da micropalo, oltre all’ammiraglia SM-22, arriva un inedito votato alla transazione energetica ovvero la prima macchina elettrica della casa, la SM-13e. Nei piani dell’azienda la SM-13e rappresenta il primo passo per lo sviluppo di una intera gamma di macchine elettrificate da micropalo, palo e gru, in grado di rispondere alle sempre più frequenti richieste del mercato in termini di abbattimento delle emissioni inquinati e acustiche, aumento dell’efficienza e riduzione dei costi operativi. Nata dall’evoluzione delle prime macchine a motorizzazione elettrica per lavori di perforazione e consolidamento in ambienti interni e in tunnel, come la ST-20, la ST-60 e la SM-5E, la nuova macchina non prevede la semplice sostituzione del motore termico con uno elettrico, ma una alimentazione elettrica allineata agli ultimi sviluppi del settore che all’interno della trasmissione di potenza vede la presenza di motori a magneti permanenti, batterie al litio alternative alle alimentazioni a cavo e inverter di controllo, risultando quindi molto lontana dalle precedenti tecnologie di alimentazione da rete elettrica con motori asincroni trifase. <p> <a href="https://italyatbauma.expoinsider.eu/companies/soilmec-s-p-a-expansion-exploration-drilling-construction-machinery-and-attachments-lifting-appliances-tunnel-construction-industrial-trucks?locale=it"> <button style="background:#2f6bb7;color:white;border-radius:8px;height:50px;width:210px;border:none;" ><strong>Vai alla pagina Solimec </strong></button></a></p>

  • Low Emission

    Contruction “Next Generation”: obbiettivo ZERO EMISSION

    Construction e meccanica nell’edile stanno puntando alla transizione energetica con traguardo alle emissioni zero, in particolar modo per l’operatività nei cantieri urbani I prossimi anni di sviluppo nella tecnologia applicata al settore macchine movimento terra tenderanno sempre di più alla transazione energetica con traguardo esplicito alle emissioni zero, per rispondere agli obiettivi governativi prefissati in termini di inquinamento. Il funzionamento dei propulsori che azionano apparati meccanici e idraulici del construction equipement non può che tendere all’elettrico, anche se non ci sono solo le motorizzazioni come target delle tecnologie per la transazione energetica, ma anche tanta della componentistica che aziona bracci, benne, sollevatori e molti altri elementi che compongono i sistemi meccanici. Al netto di questa tendenza ingegneristica è sempre più alta la domanda per macchine che possano lavorare senza restrizioni in centri abitati o in zone sensibili con limitazioni a rumore ed emissioni dei gas di scarico. Alcuni market leader del settore movimento terra, vendono già da anni gamme pressoché complete di macchinari elettrici, caricatori gommati ed escavatori compatti, macchine che permettono di lavorare e movimentare i materiali anche all’interno di edifici. La decarbonizzazione dei macchinari non è però solo spinta da motivazioni ecologiste, ma soprattutto dalla necessità di poter lavorare in modo meno impattante, più silenzioso e senza emissioni di gas pericolosi, nocivi per la salute. Tecnicamente la coppia costante dei motori elettrici garantisce ai nuovi macchinari professionali a batteria prestazioni di alto livello, con una qualità di lavoro spesso equivalente quella dei veicoli a motore endotermico utilizzati fino ad oggi. Di sicuro, parallelamente al necessario sviluppo di soluzioni tecniche elettrificate, sarà inoltre obbligatorio avere, presso l’utilizzatore, un’adeguata infrastruttura di ricarica delle batterie, che permetta di lavorare con continuità, efficacia ed efficienza dei costi generali. Per questo, sarà necessario, per le aziende, rivolgersi a professionisti, partners e consulenti, in grado di accompagnarle nel giusto percorso di elettrificazione del loro parco macchine. I macchinari da lavoro elettrici, oggi, hanno ancora un prezzo d’acquisto di circa il doppio rispetto a quelli tradizionali, ma cala decisamente il TCO (Total Cost of Ownership), grazie ai ridotti costi di manutenzione necessari sull’intero ciclo di vita della macchina. I plus dell’elettrico I motori elettrici, essendo in una fase tecnologica di maturità nel loro sviluppo, sono ovviamente stati eletti icone della transazione energica perché sono innanzitutto silenziosi. Questa caratteristica li rende adatti all’uso in aree in cui vigono restrizioni sul rumore prodotto dai macchinari. Proteggono inoltre gli operatori e l’ambiente dall’esposizione ai fumi di scarico diretti, consentendo quindi l’esecuzione di molti processi di lavoro anche in luoghi con scarsa ventilazione. Un altro vantaggio è che i motori elettrici sono considerati a bassa manutenzione e a rapida riparazione nel caso in cui si verifichino rotture o anomalie, anche grazie a un monitoraggio costante del loro funzionamento, effettuato dalla diagnostica predittiva dei malfunzionamenti. Minipale, integralmente full electric Alcuni costruttori hanno già lanciato sul mercato macchine compatte per la movimentazione full electric, sia per la trazione che per l’attuazione dei movimenti operativi. Si tratta di progetti compatibili con lavorazioni in cantieri urbani che non richiedono eccessive potenze e masse totali a terra, caratteristiche queste che vanno di pari passo con esigenze di ricarica rapida delle batterie e di autonomia significativa per adeguati cicli di lavoro. Il pacco batterie, ormai quasi sempre agli ioni di litio, è mediamente attorno ai 60 kWh, il che permette a queste macchine di funzionare ininterrottamente per circa quattro-cinque ore. Il carico utile si aggira attorno ai 1.200 - 1.400 kg. I movimenti sono ottenuti tramite motori elettrici o attuatori e quindi, a differenza delle macchine convenzionali ma con motorizzazione elettrica, non richiede praticamente fluidi. L’unico liquido a bordo è quindi il refrigerante ecologico. L’evoluzione delle piastre vibranti a batteria Altri brand hanno presentato soluzioni su base elettrica per la cantieristica stradale, come ad esempio piastre vibranti reversibili a batteria con azionamento diretto. Si tratta di attrezzature che possono usare un sistema di regolazione idraulica per cambiare direzione. Altri costruttori hanno invece lanciato, sempre in ambito di macchine dedicate alla compattazione, modelli alimentati da una batteria agli ioni di litio senza manutenzione con capacità sufficiente per un’intera giornata lavorativa. Il principio di funzionamento è quello secondo cui l’energia rilasciata dai motori di trazione e vibrazione durante la frenata viene utilizzata nel recupero. Questo sistema ridurrebbe anche significativamente le emissioni di rumore, rendendo i rulli adatti a tutte le aree che richiedono una compattazione particolarmente silenziosa. Sempre in ambito di massima riduzione del rumore sono al lancio prototipi che utilizzano l’oscillazione per avere un’elevata compattazione in maniera totalmente silenziosa. Betoniere completamente elettrificate Anche nel settore calcestruzzo la tendenza è quella del lancio di prototipi di macchine per il trasporto di calcestruzzo completamente elettriche. La batteria di questi veicoli ha una capacità che supera i 350 kWh. Tradotto significa che una carica è sufficiente per cinque o sei viaggi in aree urbane, in pratica un’intera giornata lavorativa. La ricarica completa viene effettuata durante tutta la notte grazie a stazioni di ricarica DC dedicate. Il sollevamento e la transazione propulsiva Un ambito operativo del construction che tra i primi si è affacciato all’elettrificazione è di certo quello relativo al sollevamento. Un progetto interessante è quello che su una tradizionale gru prevede un sistema modulare elettroidraulico a zero emissioni, trasportabile insieme alla gru stessa. Il modulo elettroidraulico è utilizzabile per tutte le funzioni della gru, nonché per far funzionare il sistema di condizionamento idraulico. Oltre a garantire un funzionamento a zero emissioni e a bassa rumorosità, un sistema di questo tipo presenta anche notevoli vantaggi in termini di costi: il sistema di controllo intelligente del motore elettrico garantisce di utilizzare solo la quantità di energia elettrica necessaria per svolgere le funzioni richieste. In questo modo si ottengono costi operativi più bassi rispetto a quelli che si hanno impiegando un sistema diesel e inoltre vengono ridotte le ore di funzionamento del motore. Il sistema elettridraulico viene alimentato da rete tramite un connettore da 400 V / 63 A. In viaggio, la gru può trasportare il sistema al cantiere edile con un rimorchio. In alternativa, può trasportarlo con una struttura di trasporto nel retro. Non è necessario insomma trasportare il sistema separatamente.

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    Mercato macchine movimento terra: regge nel 2023. Ma nel 2024?

    Il mercato delle macchine per le costruzioni sta reggendo e sembra possa mantenersi tale fino a fine 2023. Grossa incertezza per il 2024 Il mercato delle macchine per le costruzioni è per ora ancora sicuro e la tendenza sembra mantenersi tale fino alla fine del 2023. Come per altri settori, dal 2022 fino ad oggi anche per l'industria delle macchine movimento terra le condizioni economiche generali stanno mutando anche se meno velocemente rispetto alle previsioni di inizio anno. Un ruolo predominante lo sta giocando l’inflazione, e soprattutto si sono verificate continue interruzioni della catena di approvvigionamento, che si vanno ad aggiungere alle ricadute economiche in seguito alla guerra in Ucraina. Per la nostra l’industria meccanica del construction italiana (in generale per quella del Vecchio Continente) la Russia è un importante mercato di esportazione ma, come mostrano le cifre, il calo del 40% delle vendite in Russia è stato ampiamente sostituito da altri flussi commerciali. Ciò nonostante la resilienza del settore Macchine Movimento Terra continua a essere asse portante per tutto il settore. Particolarmente indicativi sono i dati della relazione economica annuale del Cece (Committee for European Construction Equipment) pubblicata a inizio anno. Con questo report la Federazione Europea delle Macchine per Costruzioni ha tracciato alcune significative tendenze da tenere ben presenti per tentare di prevedere cosa succederà da qui alla fine dell’anno. Il mercato europeo delle macchine per le costruzioni nel 2022 Dal report del CECE si desume come il 2022 le vendite di macchine movimento terra in Europa sono state praticamente agli stessi livelli del 2021 e hanno registrato solo un calo minimo dello 0,6%. Ciò ha confermato la solida situazione della domanda in Europa: senza le continue interruzioni della catena di approvvigionamento, il mercato avrebbe visto un altro anno di crescita. Le vendite in Europa esclusa la Russia - dove il mercato è diminuito del 37% a causa delle sanzioni occidentali - sono aumentate di quasi il 3% nel 2022. Anche altre regioni globali dell'export europeo hanno mantenuto un ritmo sostenuto. Dal CECE Business Barometer la fine del 2022, è stata valutata come positiva e la conferma di questa tendenza positiva nel primo semestre del 2023, porta a pensare al mantenimento di questo trend positivo possa rimanere tale fini a fine anno, ma le incertezze su inflazione e interessi prevedono un quadro macroeconomico purtroppo instabile. Massima prudenza per il 2023 Negli ultimi sei mesi del 2023 ci sono stati significativi cambiamenti in Europa che hanno avuto un impatto economico importante per l'edilizia: la guerra in Ucraina e l'ansia che ha causato in tutta la regione; modifiche da parte delle banche centrali; forti aumenti dei tassi di interesse, parallelamente alla stretta del credito. Non per ultimi i problemi con la disponibilità e il costo dei prodotti da costruzione con gran impatto verso l'edilizia abitativa, sia di nuova costruzione che di ristrutturazione. Cosa succederà da qui alla fine del 2024? Difficile rispondere a questa domanda con certezza. Sicuramente si sta vivendo un periodo di transito per l’industria che dovrebbe portare a un ritorno alla crescita nel 2024. Secondo Euroconstruct, ci può aspettare due anni difficili per il settore delle costruzioni in tutta Europa, con previsione di crescita di appena lo 0,2% nel 2023 e lo 0% nel 2024. Un ritorno alla crescita in produzione sembra un po’ più incerto prima del 2025. La produzione di costruzioni nell'UE dovrebbe continuare ad aumentare fino alla fine del 2023, ma a un ritmo moderato. La situazione del mercato Italia Partiamo dal 2021. In quell’anno l'Italia è stata il mercato più forte in Europa, con una crescita della produzione al 12,1%, guidato in parte dai sussidi dell'UE. In seguito, il 2022 è stato un anno eccezionale per il settore delle costruzioni con livelli di attività che si avvicinano ai livelli di punta raggiunti nel 2007. Ne ha beneficiato il mercato delle costruzioni grazie anche alle significative risorse private, come ad esempio il risparmio accumulato dalle famiglie e dalle imprese sia nel 2020 che nel 2021. Accanto a questo aspetto, soprattuyto le ingenti risorse pubbliche (incentivi fiscali come il Superbonus oltre al Piano nazionale di rilancio fondi) hanno sostenuto l'attività. Nel 2023 è, tuttavia, prevista un'inversione di tendenza. Oltre all'impennata dei prezzi all'interno del settore, le costruzioni costeranno tra il 15 e il 20% in più rispetto al 2019 e anche l'inflazione ha iniziato a influenzare i prezzi e la domanda delle abitazioni. Il 2023 si sta quindi delineando come un anno di transizione, segnato da un generale rallentamento, ma si prevede una crescita complessiva della produzione rimangono positivi allo 0,9%. Ciò porterà ad una situazione disomogenea tra i vari settori che andrà dal -9% per il residenziale per le opere di manutenzione, a +41,7% per nuove opere pubbliche. Dal 2024, si prevede che il mercato rallenterà in modo significativo. L'investimento totale è previsto in calo del 7,1% e le ristrutturazioni residenziali e la manutenzione dovrebbero diminuire del 22,6%. I programmi di incentivazione sono stati il motore principale per i lavori di costruzione ma sono destinati a essere ridotti. Diverse le aspettative per le opere pubbliche, ma ad oggi resta un punto interrogativo sulla realizzazione delle opere sovvenzionate dal Piano nazionale, e sulla capacità, delle amministrazioni e delle imprese, di far fronte agli obiettivi attesi dall'Unione Europea. Le sfide riguardano non solo la progettazione ed esecuzione dei lavori, ma anche l'approvvigionamento e il costo dei materiali. Il mercato delle macchine edili in Europa e nel mondo La resilienza del settore delle macchine movimento terra è conclamata ed è da sempre supportata da una situazione aziendale stabile nella maggior parte dei settori, ma è comunque circondato da un mix tossico di inflazione, continue interruzioni della catena di approvvigionamento, e le preoccupazioni per l'economia mondiale. All'inizio del 2023, la maggioranza delle aziende segnalano una situazione aziendale positiva e nutrono aspettative positive per il futuro a breve termine. Nell'indagine di febbraio, i produttori di macchine movimento terra sono stati ancora una volta il gruppo più ottimista. Quando si esaminano le aspettative per il business per regione, i produttori considerano il Nord America e, in misura minore, l'America Latina come le migliori prospettive. In Europa, le ambizioni si concentrano su Germania, Francia e mercati CEE come le migliori opportunità. Scontata la percezione del mercato russo che si trova ancora in fondo all'elenco in termini di aspettative di mercato. Gli ordini inevasi del settore si sono in parte ridotti grazie a una maggiore disponibilità nel costruire e consegnare macchine. Tuttavia, il 60% dei produttori europei segnala ancora un arretrato di oltre quattro mesi. Ciò conferma che almeno la prima metà del 2023 è stata “sicura”, mentre la seconda metà dell'anno potrebbe portare a un più impegnativo scenario. Tassi di interesse più elevati a causa dell'attuale inflazione in Europa hanno un impatto significativo sulle prospettive del mondo delle costruzioni, in particolare il settore residenziale, e ciò può incidere sulle vendite di attrezzature che sono utilizzati in questo settore; così come il settore del giardinaggio e del paesaggio che vedrà probabilmente una domanda più debole dopo molti anni di vendite in forte espansione. L'ingegneria civile, invece, beneficerà ancora di programmi di investimento pubblico in molti paesi europei. Partendo dal presupposto che lo scenario geopolitico non si modificherà quest'anno, si prevede che il mercato europeo registrerà un calo delle vendite a una cifra. Ma questo non significa necessariamente che i produttori europei dovranno affrontare una perdita di fatturato, anche perché i mercati, in particolare in Nord America, America Latina e Medio Oriente – rimangono positivi.

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    Definitive CLM: rampe da carico premium per il construction

    Definitive CLM progetta e produce rampe da carico in alluminio per il settore construction. Con le serie più piccole la logistica delle macchine edili compatte è rapida e agevole Definitive CLM è specializzata nella progettazione, produzione e vendita di rampe da carico in alluminio ad alta prestazione, dedicate alle macchine movimento terra. La gamma comprende rampe per veicoli con ruote, cingolati in gomma o in acciaio e stazioni di manutenzione. La qualità realizzativa di questi strumenti è fondamentale dato che la rampa è un elemento fondamentale per la logistica di trasporto di tutti i mezzi industriali, per ile fasi di carico e lo scarico in sicurezza. Attrezzature polivalenti e polifunzionali Nello specifico, le rampe di carico della Definitive CLM trovano applicazione in svariati settori, tra cui le movimento terra, per il carico e lo scarico di mini-escavatori, mini-pale, escavatori gommati e cingolati, oltre alle terne. Vengono impiegate per la movimentazione di piattaforme idrauliche, aeree, sollevatori telescopici, motocarriole. Ma sono spesso richieste in ambito di municipalizzate e imprese dedicate alla manutenzione del verde, per tosaerba, trattorini e motozappe. Come movimentare e utilizzare e una rampa in alluminio Pur essendo attrezzature molto semplici, le rampe di carico in alluminio richiedono alcune buone regole d’uso soprattutto per la loto movimentazione e installazione. Prima di posizionare le rampe Definitive CLM, serve accertarsi che il mezzo di trasporto sia in stazionamento sicuro, su una superficie piana e solida. Per automezzi muniti di cassone ribaltabile, si deve verificare che questo sia fissato in posizione orizzontale (ribassato). Il bloccaggio delle rampe sull'automezzo deve essere conforme al modello. Se si usa un perno di fissaggio, questo deve avere requisiti specifici in termini di dimensioni e materiali, a seconda della macchina che deve essere caricata. Materiali leggeri e resistenti Definitive CLM impiega leghe d’alluminio 6082 ad altissima resistenza per garantire nel tempo la qualità e il massimo delle prestazioni. La sua dote naturale è la leggerezza data da un basso peso specifico pari a un terzo di quello dell’acciaio. La struttura di queste rampe rimane inoltre inalterata nel tempo grazie alla formazione di un sottilissimo strato di ossido che impedisce all’ossigeno di penetrare e corrodere il materiale sottostante. Strutturalmente Definitive CLM impiega il profilo a DOPPIO T che garantisce il più alto valore del modulo di resistenza e flessione con la minor superficie e quindi con il minor peso. Precauzioni In fase di carico Prima della movimentazione del mezzo sulla rampa è buona norma verificare che il peso del mezzo sia compatibile con la portata. Bisogna inoltre controllare che la distanza tra le rampe sia adeguata all'interasse frontale del mezzo che si deve movimentare, accertandosi che la larghezza della rampa sia uguale o superiore alla larghezza della ruota o del cingolo del veicolo da movimentare. Durante il transito del mezzo, occorre salire o scendere a una velocità compresa fra 1 e 2 Km/h senza eseguire manovre aggressive per aggiustare la direzione, evitando brusche accelerazioni o frenate. La gamma per macchine movimento terra compatte Tra le rampe più richieste del catalogo Definitive CLM per il settore construction ci sono quelle dedicate ai mezzi compatti, sia gommati che cingolati. Si tratta di un segmento delle macchine movimento terra estremamente sensibile alla rapidità di carico e scarico su veicoli di massa totale a terra da 3,5 tonnellate o carrelli leggeri. In questa tipologia di macchine infatti si rende necessaria una frequenza elevata di spostamento di un cantiere all’altro, anche di più volte al giorno. Serie 55/75/85 L’entry level di Definitive CLM è rappresentato dalla Serie 55/75/85, adatta per caricare veicoli di peso medio-leggero come macchine edili, attrezzature agricole e da giardino o trattorini da giardino dotati di pneumatici o cingoli in gomma, oltre ai minidumper cingolati fino ad un massimo di 3.6 ton di portata a coppia. Le rampe della serie 55/75/85 sono realizzate solamente senza bordi esterni, a richiesta possono essere con bordi creati mediante profili riportati. Queste tipologie di rampe vengono spesso abbinate a mezzi da trasporto come furgoni e rimorchi per auto e veicoli commerciali. La portata massima è di 3,6 tonnellate e la superficie standard di equipaggiamento delle rampe ne permette l’utilizzo con ruote pneumatiche e cingoli in gomma, a richiesta la superficie può essere sostituita con una apposita superficie piana e antiscivolo specifica per ruote piene e/o di piccolo diametro come i carrelli. Serie 100/115 Salendo in prestazioni di carico si passa alla Serie 100/115. Queste rampe sono adatte per caricare veicoli di peso medio come mini escavatori, skid steer, loaders macchine edili, dumper dotati di pneumatici o cingoli in gomma fino ad una portata massima di 4.5 tonnellate a coppia. Queste rampe sono realizzate di serie con bordi esterni di contenimento, agevolando l’operatore nella manovra di risalita o discesa. A richiesta le stesse rampe possono essere fornite senza bordo. Serie 125 Il top di gamma delle rampe per macchine edili compatte è rappresentato dalla Serie 125. Queste rampe iniziano ad essere adatte per caricare veicoli di peso medio (tipo midi-escavatori, skid steer, loaders ad alte prestazioni) di pneumatici o cingoli in gomma fino ad una portata massima di 6,4 tonnellate a coppia. Le rampe della Serie 125 sono realizzate di serie sia con bordi esterni di contenimento, sia senza senza bordo. La superficie standard di equipaggiamento delle rampe Serie 125 di Definitive CLM ne permette l’utilizzo con ruote pneumatiche e cingoli in gomma, a richiesta la superficie potrà essere sostituita con una apposita superficie rinforzata.Per il carico di carrelli elevatori e piattaforme aeree con ruote piene si è disponibile la versione senza bordo e con superficie rinforzata.

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    Carmix 45 EVO: betoniera autocaricante fuoristrada per il 2023

    La nuova betoniera Carmix 45 EVO autoraricante è la novità del costruttore veneto per il 2023 con una nuova cabina, nuove funzioni di comntrollo e un inedito motore Perkins Stage V Carmix implementa la propria gamma di betoniere fuoristrada autocaricanti con una new entry: si tratta della Carmix 45 EVO, motorizzata Perkins 904J-E36TA Stage V e capace di garantire 120 CV (90 kW). Generosa la produzione del tamburo da 6.050 litri che garantisce 4,5 m³ di calcestruzzo mentre la pala di caricamento ha una capacità di 600 litri. Si tratta di una betoniera fuoristrada compatta, intuitiva da utilizzare e con bassi costi di manutenzione per produrre calcestruzzo in cantieri di piccole e medie dimensioni. Il sistema di guida user-friendly, le dimensioni compatte e le quattro ruote motrici sterzanti 4x4 sono infatti caratteristiche che le permettono di spostarsi anche in piccoli luoghi e di viaggiare agevolmente su strade dissestate e sconnesse. Motore inglese, trasmissione tedesca La novità importante riguarda il nuovo motore Perkins 904J-E36TA Stage V da 90 kW, ottimizzato sotto il profilo dei consumi e capace di adattarsi ai cicli operativi di un'ampia gamma di applicazioni. Per la trasmissione idrostatica e la rotazione del tamburo, Carmix ha optato Bosch-Rexroth, equipaggiandola con due pompe assiali a portata variabile. La macchina è inoltre provvista di due pompe ad ingranaggi Bosh-Rexroth per i due distributori joystick della pala caricatrice e dei servizi. Inedita cabina Rispetto agli altri modelli, la nuova Carmix 45 EVO presenta un nuovo e ristilizzato quadro comandi in materiale ABS, con Joystick dedicato per il controllo della pala ed un ampio display per visionare le fasi di carico. Grazie alla postazione reversibile con inversione automatica del circuito, l’operatore può guidare e comandare il mezzo sia frontalmente che posteriormente. Calcestruzzi precisi al grammo Nel Carmix 45 EVO gli strumenti di controllo e monitoraggio rivestono grande importanza: la nuova betoniera è infatti dotata di sistema Mix Made che consente di dosare, pesare e programmare qualsiasi materiale per realizzare un mix-design perfetto sul posto. Il controllo diretto degli elementi proprio dove avviene la mescola (incluso il peso reale dell’acqua per un’ottimizzazione del rapporto a/c) garantisce una maggior precisione e uno scarto sotto il 3% del peso come nelle più sofisticate centrali di calcestruzzo senza contare una reale verificabilità del prodotto finito. Modello Carmix 45 EVO Produzione max calcestruzzo 4,5 m³ Capacità tamburo 6.050 l Capacità pala caricamento 600 l Motore Perkins 904J-E36TA Stage V, @ 2.400 rpm Potenza 120 CV (90 kW) Peso 7 t Trasmissione Bosch Rexroth Pneumatici 16/70-20 PR14

  • Bauma Innovation

    bauma 2025 ai blocchi di partenza

    La strada verso bauma 2025 come percorso comune di tutte le aziende chiamate a contribuire per far crescere la community. MONACOFIERE MF a fianco del settore per supportarne la crescita e la visibilità grazie al portale ITALY@bauma Editoriale a cura di Davide Galli Managing Director di MONACOFIERE Sono passati meno di 6 mesi dalla chiusura dell’ultima edizione di bauma e molti sono ancora i feedback positivi che riceviamo dalle aziende italiane che vi hanno partecipato. Vecchi e nuovi espositori, buyer, rappresentanti dei media: per tutti è stato chiaro quanto l’incontro personale sia di fondamentale importanza per gettare le basi di una proficua collaborazione. Lo sforzo organizzativo è stato enorme nonostante le premesse presentassero qualche incognita, una su tutte le date di svolgimento. Tradizionalmente collocata nei mesi primaverili ad aprile, il salone è stato poi riprogrammato a ottobre per i motivi che speriamo appartengano ormai definitivamente al passato. Dopo qualche iniziale titubanza è stato subito chiaro come questa si sia rivelata una scelta oculata e quanto abbia giovato all’intera filiera, consentendo a tutti gli interessati di cogliere al meglio le opportunità offerte dall’evento. Le aspettative iniziali sono state di gran lunga superate e bauma si è confermata una piattaforma di comunicazione privilegiata dove presentare i propri prodotti, tecnologie e soluzioni. Sull’onda di questo ottimismo siamo ora pronti a ripartire con i preparativi per la prossima edizione che si terrà dal 17 al 22 aprile 2025. La macchina organizzativa è già partita e le aziende italiane possono iscriversi fin da ora e formalizzare le loro richieste di partecipazione. Si, perché bauma inizia già oggi e fin da ora le aziende sono chiamate a pianificare una serie di attività che rendano la loro partecipazione la più profittevole possibile. Proprio in quest’ottica abbiamo dato vita nel settembre scorso al portale online ITALY@bauma, uno strumento dedicato alle aziende italiane partecipanti a bauma per promuovere la loro presenza sui mercati internazionali non solo in occasione della fiera fisica ma 365 giorni l’anno. Più di 500 aziende riunite sotto lo stesso tetto non si vedono tutti i giorni e Il settore merita una cornice che dia il giusto rilievo a questo comparto industriale, quello delle macchine e materiali da costruzione, così importante per il nostro Paese. In questi mesi abbiamo lavorato molto per offrire alle aziende italiane un prodotto, il portale ITALY@bauma, che si presentasse fin da ora in una veste rinnovata. Intanto l’edizione in doppia lingua, inglese e italiano. Abbiamo voluto seguire i suggerimenti che provenivano direttamente dagli espositori e ritenuto importante pubblicare il portale anche nella lingua nostrana. Nato come proiezione naturale delle aziende italiane partecipanti alla manifestazione fisica per promuoverne l’immagine e i prodotti all’estero, è emersa l’esigenza di offrire un prodotto che fosse fruibile anche dai diversi interlocutori italiani: buyer, operatori specializzati e tutti gli interessati al mondo delle costruzioni. L’obiettivo è quello di fornire informazioni aggiornate e far crescere una community col contributo di tutti. L’altra novità è il layout, migliorato allo scopo di mettere maggiormente in evidenza i contenuti, con l’obiettivo di farne uno strumento di aggiornamento a 360 gradi e renderlo più fruibile ad un vasto pubblico. Già nelle prossime settimane avremo il piacere di ospitare sui nostri canali un esponente del panorama associativo italiano e manager di un’importante realtà industriale italiana con cui fare 4 chiacchere sui temi caldi del momento in questo mercato. Siamo convinti che il contenuto sarà di interesse per tutta la community. Invitiamo quindi tutti a rimanere sintonizzati sul portale e sui nostri canali social per non perdere gli aggiornamenti e percorrere insieme a noi la strada verso la prossima bauma 2025!

  • Electrification

    Rotair: la svolta nei compressori compatti

    Rotair lancia una nuova gamma di compressori compatti elettrici e ibridi e nuove linee di prodotto per la demolizione leggera e la movimentazione logistica di cantiere Rotair, azienda con sede a Caraglio (CN), ha annunciato il lancio a livello internazionale dei suoi compressori d’aria compatti portatili: il Mdvn34E e l’Mdvn32B. Per chi non lo sapesse Rotair è una realtà industriale italiana specializzata non solo nella progettazione, produzione e distribuzione di compressori d’aria portatili ad alta tecnologia, ma anche di dumper multifunzionali e demolitori idraulici, da oltre 60 anni, a marchio ELGi Equipments Limited. I due compressori Mdvn34E e Mdvn32B sono già molto apprezzati dagli operatori, a livello di attività cantieristiche, per la loro flessibilità operativa, l’elettrificazione sostenibile e la capacità di intervento rapido e flessibile all’interno del cantiere, grazie a una duplice alimentazione che li rende adattabili alle diverse necessità operative. Una sorta di ibrido La base progettuale è quella che prevede un compressore con una struttura comune in grado di ospitare sia un motore elettrico che un endotermico, entrambe in grado di sviluppare aria compressa. Il sistema così concepito è in grado di contenere anche un generatore, oltre all’importantissimo vantaggio di rimanere nei confini delle stringenti normative europee sull’emissionamento. I compressori portatili compatti di Rotair dispongono inoltre di omologazione stradale europea che ne consente il traino e l’utilizzo in tutta l’Unione europea. Mdvn34E: collegabile alla rete elettrica Nel modello Mdvn34E, l’unità è stata creata per offrire ai cantieri 3.400 litri/min di aria compressa, senza l’uso di motori a combustione interna, per lavorare in quei comuni e siti in cui i motori diesel sono limitati nell’utilizzo. Il suo design consente di collegarlo alla rete elettrica del cantiere e permette di modulare la portata d’aria in base alla richiesta dell’utente. Mdvn32B: il portatile a benzina Sullo stesso telaio e carrozzeria, Rotair offre anche una variante del motore a benzina da 40 CV in grado di erogare 3.200 litri/min a una costante di 7 bar, entro i parametri sull’emissionamento Stage V. Le prestazioni, invece, sono uguali e addirittura superiori, ai motori diesel Stage V, con un notevole risparmio sul prezzo di acquisto e di gestione del compressore stesso. “Rotair è sempre stata orgogliosa di progettare e costruire soluzioni innovative che soddisfino le esigenze attuali e future dei suoi clienti. Il nostro nuovo compressore elettrico portatile, Mdvn34E, sta guidando questa evoluzione verso un’energia più pulita e più pratica che può essere sfruttata per prestazioni e affidabilità ottimali”, ha dichiarato Giuseppe Donadio, amministratore delegato di Rotair. “Questo approccio si estende al compressore portatile a benzina Mdvn32B, che rimane ben al di sotto dei parametri dello stato delle emissioni con la Fase V.” Un 2023 ricco di novità I prodotti Rotair spaziano anche sulla demolizione, con una gamma di martelli idraulici leggeri nella quale la novità per il 2023 è Il nuovo martello idraulico leggero OL95ST, dotato di un design completamente ridisegnato e ingegnerizzato nell’ottica di ridurre i costi di produzione e di conseguenza il prezzo finale per il cliente. Inoltre, ROTAIR per il 2023 amplierà la gamma prodotti con due inediti: il compressore VRK Fibra Plus, progettato per la posa di cavi in fibra ottica “last mile” e i dumper Rampicar (nelle varianti R70 e R100) equipaggiati con trasmissioni completamente idrostatiche per facilitare una movimentazione agevole per le più gravose esigenze di lavoro nei siti di ristrutturazione e nelle opere di ingegneria civile.

  • Crusher

    CAMS Centauro XL 150.69 APR: è rivoluzione?

    Arriva il CAMS Centauro XL 150.69 APR, un impianto mobile di frantumazione e vagliatura che recupera il 100% del materiale CAMS per il 2023 lancia Centauro XL 150.69 APR, un impianto mobile performante di frantumazione e vagliatura. L’impianto fa parte della linea Centauro che si caratterizza per impianti per la frantumazione e vagliatura capaci di combinare trituratore, vaglio e deferizzatore magnetico all’interno di un’unica macchina che risulta particolarmente adatta a impieghi heavy duty. L’impianto Centauro XL 150.69 APR rappresenta una soluzione inedita che combina prestazioni elevate, efficienza energetica e rispetto per l’ambiente. Grazie alla sua configurazione avanzata e alle sue caratteristiche distintive, è in grado di soddisfare le esigenze più sfidanti del settore, garantendo un recupero ottimale dell’asfalto e un’efficienza operativa di alto livello. La versatilità dei modelli Centauro consente di gestire materiali difficili da trattare, garantendo una produttività costante anche in condizioni di lavoro non ottimali. Ciò che rende gli impianti di frantumazione della Serie Centauro davvero particolari è l’impiego di una tecnologia brevettata in grado di sfruttare lo sforzo di taglio per frantumare i materiali. Questo approccio riduce significativamente il consumo energetico, i costi di gestione e l’impatto ambientale, senza compromettere l’efficienza del processo di frantumazione. I plus di Centauro XL 150.69 APR Centauro XL 150.69 APR, come anticipato, unisce in un’unica soluzione due trituratori, un deferizzatore magnetico e un vaglio vibrante. L’impianto dispone di diversi programmi automatici per la triturazione di materiali differenti ed è in grado di trattare anche i materiali bagnati recuperando il 100% dell’asfalto. Centauro XL 150.69 APR è dotato di un motore endotermico a gasolio Caterpillar C9.3 che rispetta le più recenti normative sull’inquinamento (essendo patentato allo Stage V), offrendo alte prestazioni in termini di consumo e produttività. Per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale l’impianto è dotato di un unico gruppo elettrogeno che alimenta le componenti elettriche, consentendo una riduzione del 70% del consumo di carburante rispetto alle tradizionali macchine idrauliche pur mantenendo costante il livello di produzione oraria. Questa caratteristica rende il modello CAMS unico sul mercato rispetto ai correnti. Il recupero di bitume e inerte Il sistema di recupero di bitume e inerte del Centauro XL 150.69 APR è un concetto nuovo rispetto alle macchine tradizionali: il trituratore lavora a bassi giri e quindi disgrega il materiale senza alterarne la curva granulometrica. Il sistema disgrega, non frantuma, come accade con le macchine a martelli permettendo in questo modo il totale recupero del bitume e dell’inerte. I vantaggi della disgregazione dei materiali La disgregazione dei materiali, rispetto alla frantumazione ha come plus la separazione ottimale del bitume dall’inerte, a favore di una migliore classificazione del prodotto finito e di un recupero totale, al 100%, del materiale. Un trituratore che gira velocemente, infatti, non permette di recuperare tutto perché gran parte del volume è occupato dal filler, che tra l’altro rischia di intasare il filtro e i tamburi. La tecnologia del Centauro XL 150 APR, invece, girando lentamente produce un materiale pulito, non danneggia l’impianto e consuma decisamente meno. Quindi il materiale in uscita è di buona qualità e con una percentuale di bitume recuperato nettamente maggiore rispetto ai sistemi tradizionali. Inoltre, è da evidenziare anche il benessere operativo: si tratta di una tecnologia che non fa rumore, non fa polvere, né vibrazioni, ma che soprattutto è elettrica, quindi mantiene basse emissioni e consumi. Trasporto facilitato Altra caratteristiche da non sottovalutare dell’impianto Centauro XL 150.69 APR è quella relativa alla sua movimentazione logistica: trattandosi di una macchina mobile su cingoli e in sagoma ne deriva che il trasporto su rimorchio e la sua movimentazione in cantiere risultano agevoli. Altro aspetto di non poco conto è la sua componibilità modulare per cui si può decidere se inserire il trituratore secondario a seconda delle esigenze.

  • Lifting Appliances

    Magni RTH 10.37: il telehandler dei record

    Magni per il 2024 rinnova la gamma sollevatori telescopici rotativi high-capacity, in particolare con l’RTH 10.37, il telescopico rotativo attualmente più alto del mondo Magni, nel corso del 2023 ha ampliato e migliorato la gamma di sollevatori telescopici rotativi ad alta capacità RTH. In particolare la gamma ora può contare del modello 10.37, che a oggi rappresenta, per la categoria dei telehandlers rotativi, il modello sia più alto del mondo sia quello con la portata maggiore, di ben 13 tonnellate. I nuovi modelli, disponibili a partire da metà di quest’anno, sono stati: 5.18, 6.22, 6.26, 6.31, 8.26 e 10.37. Il nuovo RTH 10.37 L'RTH 10.37 è un sollevatore telescopico rotante ideale sia per i cantieri che per le flotte di noleggio. Compatto e multifunzionale, è compatibile con una vasta gamma di accessori, grazie anche al sistema RFID che prevede il riconoscimento automatico e la creazione delle relative tabelle di carico; questo sollevatore telescopico è in grado di soddisfare un'ampia varietà di applicazioni in edilizia e nell'industria. È dotato di stabilizzatori girevoli con un'ampia superficie di contatto e di un sistema di monitoraggio del carico per proteggere dal rischio di sovraccarico della macchina e offre tre modalità di sterzata. Tra le funzioni del nuovo RTH 10.37 il nuovo software di bordo LLD (Load Live Diagrams), che consente di visualizzare il diagramma di carico in tre modi diversi, e diversi sistemi all'avanguardia, tra cui il sistema di accesso facilitato, che consente di accedere facilmente alla cabina. Cabina inedita Per il 2024 Magni ha lanciato una nuova linea di cabine, che di base è stata spostata in avanti rispetto alla torretta per migliorare la visibilità. Il sedile, infatti, è ora più vicino alle forche e la superficie vetrata è maggiore. È stato anche aggiunto un secondo accesso sul lato opposto del telaio. La nuova cabina è dotata del sistema easy access, un brevetto Magni, che consente di bloccare la rotazione della macchina per facilitare l'ingresso in cabina: la porta si apre a 180 gradi e può essere facilmente sbloccata da terra. Gli interni sono stati totalmente rivisti: tutti i rivestimenti sono stati realizzati con stampaggio a iniezione per avere un'elevata precisione nei dettagli e nelle finiture. All'apertura della porta si accendono immediatamente le luci di cortesia, posizionate sotto i braccioli dei sedili e sotto la pulsantiera. Visibilità totale A migliorare la visibilità anche la colonna dello sterzo assottigliata e il motore del tergicristallo alloggiato nella parte inferiore e alle bocchette sempre aperte che garantiscono un flusso d'aria costante per sbrinare/disappannare o pulire i vetri. Sono presenti comandi con spia luminosa per indicare quando un comando non può essere eseguito per motivi di sicurezza: l'operatore viene immediatamente avvisato con luci in corrispondenza della funzione selezionata. Nella parte superiore dell'abitacolo sono stati inseriti due vani tecnici per contenere la maggior parte delle centraline elettriche, dei fusibili e delle prese diagnostiche, al fine di semplificare la manutenzione straordinaria e ordinaria del veicolo. Nella parte posteriore, dietro il sedile, il radiocomando è stato alloggiato in una custodia dedicata - per proteggerlo da sporco, usura e incidenti. Anche il sedile è stato rinnovato con l'aggiunta di due braccioli con luci di cortesia incluse. Su tutta la gamma RTH è stata inoltre implementata una telecamera posteriore di serie per controllare l'area di manovra posteriore. Le immagini sono visualizzabili sul touch screen presente sul veicolo (disponibile come opzione nelle gamme TH e HTH). Il software è stato unificato per tutta la gamma, sempre nell'ottica di migliorare la diagnostica e velocizzare le operazioni di controllo e aggiornamento. La schermata dei diagrammi di carico è disponibile in tre versioni: visualizzazione standard; dinamica in tempo reale, in cui si vede solo l'area in cui ci si può muovere con il carico in sicurezza; visualizzazione dinamica dall'alto. Ergonomico, il joystick sinistro è disponibile in tre varianti per soddisfare ogni esigenza dell'operatore. Il joystick destro, differenziato per i modelli RTH/HTH e TH, presenta due varianti per la completa personalizzazione dei movimenti. La dashboard è stata adattata e unificata per tutte le gamme Magni. È stata inoltre creata una sottorete al Can Bus per gestire i pulsanti analogici sulla console di bordo. Ampliata la gamma TH Altra novità di Magni per il 2023-2024 è l’ampiamento della gamma con i modelli 4.5.15 / 4.5.15 P e 4.5.19 / 4.5.19 P. I nuovi modelli sono dotati di un nuovo telaio, per garantire la massima visibilità e un accesso più agevole alla cabina. La trazione integrale di serie garantisce la massima aderenza su qualsiasi tipo di terreno. La trasmissione idrostatica assicura prestazioni ottimali in fuoristrada. Entrambi i modelli saranno disponibili in due diverse configurazioni di motore: il Deutz TCD 3.6 Stage V (con DPF) - 55 kW per i modelli TH 4.5.15 e TH 4.5.19; il Deutz TCD 3.6 Stage V (con DPF + AdBlue) - 74,4 kW per i modelli TH 4.5.15 P e TH 4.5.19 P.I nuovi modelli hanno dimensioni compatte, che li rendono ideali per lavorare in spazi ristretti, garantendo la massima manovrabilità in qualsiasi luogo. Gli stabilizzatori pivotanti rimangono perfettamente in sagoma quando sono chiusi e non influiscono sulla luce libera dal suolo, ma quando sono estesi formano un'area di stabilizzazione molto compatta, garantendo stabilità e capacità di sollevamento impressionanti. Entrambi i modelli sono dotati di un sistema di livellamento su gomma di +/- 8°che consente all’ operatore di regolare il livellamento della macchina e di avere il diagramma di carico completo per tutte le operazioni, anche con inclinazioni del terreno che normalmente comprometterebbero le prestazioni di sollevamento. Nuovo sistema di sicurezza Magni ha inoltre introdotto, per il TH 4.5.15 P e il TH 4.5.19 P, un ulteriore dispositivo di sicurezza per il livellamento: se l'operatore tenta di correggere manualmente l'inclinazione della macchina su un terreno irregolare, il sistema rileva l'inclinazione della macchina e consente di effettuare la compensazione solo nella direzione corretta, impedendo qualsiasi movimento che potrebbe peggiorare la situazione.

  • Components

    MOBA Electronic A4U e myA4: il Cloud in cantiere

    A4U e myA4 sono la soluzione end-to-end, flessibile, per tutti gli OEM del Settore delle Macchine Mobili, che consente la comunicazione globale, bidirezionale, da Macchina Mobile a Cloud. Si chiama A4U la soluzione end-to-end, flessibile, di MOBA Electronic che è stata progettata per tutti gli OEM del settore delle macchine mobili per i settori del sollevamento, della pavimentazioni stradali e delle macchine movimento terra in genere. A4U consente la comunicazione globale, bidirezionale, da macchina mobile al Cloud. La soluzione A4U di MOBA si basa su una serie di servizi IoT che, attraverso la piattaforma myA4U, consentono agli OEM di seguire i loro Clienti con una gestione dei dati a vantaggio dell’efficienza operativa delle macchine coinvolte. L’ulteriore vantaggio di A4U (che comprende la relativa piattaforma myA4U) è quella di essere un prodotto che risponde alle esigenze di “Industria 4.0”, consentendo di accedere a tutti i vantaggi fiscali della relativa normativa nazionale. A4U: di cosa si tratta nello specifico. A4U è l’unità di controllo, in modalità slave-gateway, installata sulla macchina mobile, connessa direttamente alla linea CANBUS. Configurato in modo semplice e rapido il set di dati telematici da monitorare a distanza, questi vengono gestiti attraverso una comunicazione bidirezionale tra il dispositivo A4U e il portale myA4U. Lato software c’è invece myA4, un’infrastruttura Cloud facilmente scalabile, che gestisce tutti i dati macchina in modo sicuro e presenta potenti capacità di processazione. Si tratta di un portale web telematico all-in-one dedicato a OEM, ai suoi dealer, ai noleggiatori di riferimento e ai clienti finali, che consente di implementare la gestione della macchina mobile a un nuovo livello, utilizzando delle analisi del mezzo più approfondite, flussi di lavoro digitali, possibilità di aggiornare le macchine in remoto, applicando così in modo reale il concetto di “Smart Mobile Machinery” ad ogni tipologia di macchina movimento terra. myA4: come funziona. Sulla piattaforma myA4U vengono creati i profili delle Aziende Clienti (OEMs) che a loro volta possono creare il profilo per ogni loro cliente, il quale può accedere, utilizzandolo, in completa autonomia. Per ogni utente l’accesso è garantito da user Id e password, da PC, tablet o smartphone, in qualsiasi momento. La piattaforma myA4U è pensata per essere flessibile, facilmente adattabile alle esigenze della tipologia di macchina, che può essere velocemente programmabile a seconda delle esigenze del costruttore (OEMs), definendo il data-setting che deve essere trasferito dalla macchina al Cloud. Grazie alla soluzione myA4U ci si può avvalere di funzionalità che permettono di spaziare dal semplice monitoraggio dei dati in remoto, al data logging dei dati operativi, fino a funzionalità più avanzate quali, la manutenzione predittiva, oppure l’analisi sull’invecchiamento delle strutture e dei materiali. Il flusso di dati in due direzioni. Il trasferimento bidirezionale dei dati del dispositivo A4U consente l'accesso remoto in tempo reale alle Macchine Mobili equipaggiate, oltre a una vasta gamma di funzionalità IoT, come gli aggiornamenti remoti di software applicativi, o i parametri operativi macchina, a costi estremamente contenuti. L’equipaggiamento necessario sui mezzi Lato macchina mobile l’interfacciamento è garantito dalla presenza di 3 porte CAN-BUS, 1 porta ethernet, 1 porta USB, 1 porta RS232, oltre che da un ridotta batteria di I/O. L’A4U è stato progettato per essere impiegato in condizioni ambientali, e di lavoro, estreme. Il boxing robusto, con l’elettronica completamente a bagno di resina, consente di soddisfare lo standard IP67 e le elevate esigenze di tutte le applicazioni per l’Offhighway, comprese le temperature di impiego estreme. L’A4U è dotato di una connettività LTE in grado di supportare le più importanti frequenze globali, rendendo obsolete le varianti o limitazioni regionali. La connettività̀ 4G è garantita da una SIM-card di tipo “embedded” che consente di installare il gateway già pronto all’uso, eliminando anche problemi di roaming. L’A4U è in grado di catturare e tracciare il posizionamento della mezzo mobile grazie a un’interfaccia GPS da collegare esternamente, mentre può essere dotato, in modo opzionale, anche di interfaccia Wi-Fi. Il dispositivo A4U viene fornito preconfigurato e pronto all’uso, in modalità “Plug and Use”, senza la necessità di setting aggiuntivi, con feedback di stato interno e connettività attraverso LED presenti sul contenitore. La centralina SLAVE-Gateway A4U invece è già dotata di SIM-Embedded per installazione e attivazione immediata. Infine le antenne 4G e GPS sono inglobate in un corpo unico.

  • Bauma Innovation

    Intervista con Hanane Rafya - Export Deparment at Sir Meccanica.

    Siamo a Monaco di Baviera per bauma 2022 e abbiamo avuto il piacere di intervistare uno dei main partner di ITALY@bauma. Quali indicazioni sono emerse durante la fiera in merito a sfide e opportunità per l'industria delle costruzioni italiana nel prossimo futuro? Come si sta preparando Sir Meccanica a queste sfide? Abbiamo rivolto queste e altre domande a Hanane Rafya dell'Export Department di SIR Meccanica. Sir Meccanica è un produttore leader di macchine utensili portatili per lavori di rettifica come alesatura, saldatura e spianatura di flange. L'azienda italiana ha presentato al bauma 2022 un prodotto in edizione limitata per celebrare il 30° anniversario dell'azienda. Clicca qui e scopri di più suSIR Meccanica.. Visita SIR Meccanica

  • Demolition

    Trevi Benne: il nuovo frantumatore FR18

    Trevi Benne lancia il nuovo FR 18 che va a completare la gamma dei frantumatori idraulici girevoli del costruttore di Noventa Vicentina Trevi Benne per il 2023 punta su un inedito frantumatore. Si tratta del girevole FR 18 che va a completare la gamma omonima di attrezzature idrauliche, attualmente frazionata in 12 modelli complessivi. Le caratteristiche strutturali del nuovo frantumatore di Trevi Benne consentono all'operatore di affrontare con un'unica attrezzatura tutte le fasi di demolizione. Preciso e veloce come una pinza grazie alla rotazione idraulica continua, potente e produttivo grazie alle ganasce tipiche di un demolitore. La nuova FR 18 è un’attrezzatura progettata per essere ancora più performante e durevole verso le sollecitazioni tipiche delle fasi di demolizione. Il nuovo FR 18 è stato ridisegnato infatti nella forma e ora risulta decisamente più affidabile. Diversi gli aspetti tecnici apportati a questo nuovo modello da 1.890 kg (doppio motore di serie per l’unità rotativa, perni filettati con diametro maggiorato, nuova valvola rigeneratrice), ideato per essere una soluzione affidabile sia nella demolizione primaria che secondaria. La presenza della valvola moltiplicatrice di velocità lo rende inoltre estremamente rapido in tutte le fasi operative. Le modifiche strutturali Le nuove caratteristiche strutturali dell’FR18 consentono all’operatore di avere a disposizione uno strumento preciso e veloce come una pinza grazie alla rotazione idraulica continua e al contempo potente e produttivo grazie alle ganasce tipiche di un demolitore. La struttura è stata rinforzata e profilo è ancora più aggressivo mentre la rotazione è stata rinforzata con in opzione un doppio motore. È stato predisposto un nuovo sistema di denti intercambiabili HD e l’area di frantumazione della ganascia e telaio è stata aumentata per favorire la penetrazione e produttività. Sono stati applicati, inoltre, inserti antiusura saldati per proteggere la struttura e sono state riprogettate le ganasce che ora presentano un profilo studiato per facilitare la pulizia del materiale al suolo. Tutta la gamma FR La gamma demolizione dedicata al calcestruzzo è disponibile sia in versione standard, sia in versione con moltiplicatore di pressione. La gamma FR Premium, in particolare, propone agli specialisti del settore quattro modelli che aumentano efficienza e produttività in cantiere. Con pesi operativi da 2.130 a 4.000 kg sono adatti per l’accoppiamento con escavatori da 15 fino a 53 tonnellate. La valvola Impact Booster La valvola Impact Booster, che caratterizza le linee Premium delle attrezzature da demolizione del costruttore veneto, è stata predisposta anche sull’FR18. Permette di aumentare la pressione di esercizio a 750 bar, grazie a un sistema che sfrutta la sovrapressione che si genera durante l’impiego. I vantaggi in termini di efficienza sono innanzitutto un consumo di carburante ridotto fino al 20% e ciclo di apertura e chiusura che avviene in soli 4 secondi. Questo grazie al ridotto diametro del cilindro di azionamento. Le prestazioni, in termini di forza di rottura, aumentano del 25% rispetto alle versioni standard. Una macchina per impieghi heavy duty La serie FR Premium ha una struttura completamente rivista in funzione delle maggiori sollecitazioni indotte dall’incremento di pressione operativa. La maggiori prestazioni hanno richiesto un telaio e una ganascia con maggiore resistenza nei punti di maggiore sollecitazione. Il retro del telaio è stato schermato per evitare l’ingresso di detriti nel corso dei lavori di demolizione. Le prestazioni operative degli FR Premium variano fra le 90 tonnellate di forza di rottura in punta del modello FR18P fino alle 150 tonnellate del FR38P. Si arriva alle 105 e 120 tonnellate con l’FR23P e l’FR28P.

  • Systems & Services

    Furti macchine da cantiere: ci si può difendere

    Furti delle macchine da cantiere: dove finiscono i mezzi rubati e come difendersi I furti delle macchine da cantiere continua a rappresentare una vera e propria emergenza. Normalmente i malviventi si scatenano di notte e con una serie di escamotage riescono a trasferire la refurtiva nell’est Europa e su altri mercati bisognosi di innovazione. Vediamo in che misura è possibile difendersi o quantomeno creare deterrenti per evitare danni quasi sempre ingenti. Una piaga non solo italiana Il furto delle macchine da cantiere è un male diffuso virilmente: tutti i Paesi europei sono vittime dell’odiosa piaga dei furti di questi macchinari, chiunque può svegliarsi una mattina e non trovare più la propria macchina movimento terra. A quanto pare il sistema è in mano per lo più a bande di europei dell’est - ma spesso sono coinvolti anche ambigui personaggi locali- che procedono più o meno sempre allo stesso modo: rubano la macchina, la nascondono per qualche giorno in modo da guadagnare il tempo per eliminare eventuali sistemi satellitari, o per modificare il numero di telaio, o per ottenere nuove immatricolazioni e poi via… il bottino viene caricato su TIR diretti chissà dove, ma che con buone probabilità si fermeranno a est, in Romania, Bulgaria. L’altra via di fuga sono i traghetti: con questa modalità i mezzi arrivano in Russia, in Africa, nel Medio Oriente e li troveranno un nuovo padrone e una nuova vita. In altri casi, invece, i mezzi vengono cannibalizzati e i pezzi vengono rivenduti un po’ ovunque, anche in Italia. Oltre alla netta crescita degli episodi criminali, sembra essersi parzialmente evoluto anche l’approccio delle organizzazioni malavitose che puntano su questo business. In questo caso i mezzi più grandi rubati trovano impiego diretto sul territorio nazionale nell’altrettanto redditizio mercato dei pezzi di ricambio. I numeri di Europol, l’agenzia per la lotta contro la criminalità internazionale, negli ultimi tempi non fanno che denunciare un cospicuo incremento della scomparsa di macchie da cantiere. Ogni furto di una macchina movimento terra provoca un danno pari al valore del mezzo, che può variare dagli 80mila ai 300mila, e compromette l’operatività del cantiere in cui è impiegata. Il fenomeno oggi ha assunto dimensioni significative se si considera che in Italia ci sono oltre cinquemila aziende di noleggiatori di mezzi pesanti e che il giro d’affari annuale si aggira intorno ai 2,5 miliardi di Euro. Italia furtarelli e maxi-furti Venendo a noi, all’Italia, i numeri sono altrettanto preoccupanti e si vanno ad affiancare a quelli tipici del fenomeno dei furti di materiali edili, della sottrazione di gasolio, di attrezzi manuali, o di pannelli fotovoltaici. A essere maggiormente colpiti sono i cantieri edili più isolati, ma nessuno può dirsi esentato, in nessuna provincia, in nessuna regione. Certo le zone che fanno più gola sono quelle dove vi è un’innovazione più spinta e dove dunque trovano ragion d’essere i macchinari più nuovi, i più appetibili. Macchinari edili per tutti i furti A proposito: non esiste una marca o un modello più rubato di altri, ma va detto che i mezzi di taglia medio piccola sono forse quelli più a rischio, poiché sono tutto sommato facilmente caricabili e, in prospettiva, trovano un mercato interessante. Da inizio 2023 il fenomeno dei furti di macchine movimento terra ha subito un incremento rilevante. I mezzi più grandi, quindi, una volta rubati (come in parte già accade per le autovetture), vengono cannibalizzati e alimentano un mercato illegale, parallelo a quello ufficiale. A testimoniarlo sono anche le diverse centrali di smontaggio, scoperte nelle numerose operazioni condotte sul territorio nazionale dalle Forze dell’Ordine, dove i mezzi vengono ricoverati prima di essere smembrati. In quest’ottica si spiega anche il significativo aumento non solo dei furti di mezzi, ma anche di quelli parziali, con ad esempio macchine da cantiere che spesso vengono depredate di benne, pale di caricamento, ganci collegati ai sollevatori telescopici, anche mentre sono ferme presso le strutture dei noleggiatori. Viene segnalato, inoltre, un incremento delle sottrazioni di piccole attrezzature, elettroutensili, generatori e accessori (benne, ganci, forche, martelli…), non solo dislocati nei cantieri ma anche a dimora presso i depositi dei noleggiatori. Si riscontrano anche casi di sostituzione di parti relativamente nuove con attrezzi maggiormente usurati alla riconsegna del mezzo. Il nostro sondaggio rileva, infine, un minor numero di mezzi rubati che vengono immediatamente esportati clandestinamente. Ciò fa pensare alla creazione di un mercato nazionale parallelo di parti meccaniche e pezzi di ricambio ottenuti dallo smembramento delle macchine rubate, che non tocca comunque il noleggio professionale. A fronte di questo boom delle sottrazioni, parziali o totali, cresce l’attenzione da parte dei noleggiatori verso gli strumenti di protezione dei preziosi asset. In particolare sta aumentando la domanda di soluzioni che integrano ed arricchiscono tradizionali sistemi satellitari (spesso schermati dalle organizzazioni criminali con jammer facilmente acquistabili sul mercato) quali, ad esempio, l’utilizzo della doppia tecnologia GPS/GSM e Radiofrequenza in grado di massimizzare le possibilità di recupero del mezzo. Dalle ronde ai microchip Come reagire a questa seria e lesiva problematica? Il coso di istituzioni, forze dell'ordine e associazioni è unanime e tutto sommato facilmente intuibile e immaginabile: le singole imprese devono fare sistema e collaborare affinchè i furti siano diradati. Qualora si verificassero, sempre le imprese – e in particolare i noleggiatori – devono (e già lo fanno!) collaborare con le forze dell’ordine e le istituzioni nella ricerca dei trattori rubati. A più riprese e quando il problema si accentua viene chiesta, da un po' tutti gli attori del settore, la realizzazione di un piano sicurezza per le aree cantieristiche. L’idea è quella di creare una rete di videosorveglianza in cui le imprese edili diventino alleate per dare sicurezza al territorio ed eventualmente elementi utili alle forze dell’ordine; una sorta di presidio nei punti strategici della viabilità delle zone rurali in cui ci sono più rischi, visto l’isolamento, di essere oggetto di attenzione da parte dei malavitosi. In pratica, le forze dell’ordine non possono garantire un monitoraggio continuo e costante del territorio, dunque spetta agli imprenditori edili e alle Associazioni di categoria il controllo quotidiano. O forse sarebbe il caso di dire il controllo notturno, poiché il momento peggiore, quello in cui davvero non si può stare tranquilli, è la notte. È li che si concentrano il maggior numero di furti: complice il buio, i malviventi si appostano, aspettano che i mezzi vengano ricoverati e che in cantiere non circoli più nessuno. Poi entrano in azione. Nella maggior parte dei casi non è nemmeno cosi difficile entrare nei capannoni, e cosi, in pochi minuti, il macchinario è fuori dall’azienda, pronto per partire per nuovi e sconosciuti lidi. Non sempre, però. Perché soprattutto negli ultimi anni, grazie alla tecnologia annessa alle macchine e a quella in dotazione alle forze dell’ordine, molti casi di furto sono stati risolti in extremis, ma comunque prima che le macchine venissero imbarcate per chissà dove. Dunque la tecnologia funziona e può fare qualcosa in questo senso. Chip nascosti e sistemi di sicurezza hi-tech non saranno la panacea di tutti i mali, ma aiutano. Perché è vero che in presenza di professionisti del crimine, non c’è antifurto che tenga: se vogliono, sono capaci di violare anche i sistemi più sofisticati. Ma è pur vero che questi sistemi possono comunque contribuire a far desistere i criminali: nel dubbio, soprattutto su macchinari nuovi e costosi, conviene metterli. Cosi come non dovrebbe mai mancare l’assicurazione contro il furto. Difendersi, o per lo meno provarci, si può. Le modalità di furto più diffuse Il più semplice: i ladri salgono a bordo, riescono a mettere in moto, e spariscono alla guida del veicolo che viene successivamente caricato su rimorchio e trasportato via rapidamente. Ovviamente per far si che questo furto avvenga, significa che la macchina non è minimamente dotata di sistemi contro il furto. Soprattutto se il mezzo non è nuovissimo, non occorre acquistare tecnologie sofisticate: talvolta è sufficiente staccare un fusibile. Edil-sequestro: non rendersi mai complici Senza troppi giri di parole, il cosiddetto edil-sequestro funziona cosi: malavitosi locali (si, perché non è sempre colpa degli altri…) si impossessano indebitamente di un mezzo da cantiere, e dunque chiedono un riscatto al padrone defraudato. Il quale – purtroppo – troppo spesso preferisce non denunciare e assecondare la richiesta, in modo da evitare altre ritorsioni. E cosi c’è chi ha sborsato somme ingenti per ritornare a essere il padrone del proprio mezzo. Ma oltre al danno economico, occorre considerare il danno che si fa a sé stessi e alla collettività: chi sta al gioco dei sequestratori, di fatto, si rende loro complice. E di fatto non fa che incrementare questa odiosa pratica.

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    M3 Metalmeccanica Moderna: i plus della benna miscelatrice

    La benna miscelatrice è il prodotto di punta di M3 Meccanica Moderna, ideale per produrre calcestruzzo in ogni condizione operativa e con rapidità La gamma delle benne miscelatrici di M3 Metalmeccanica Moderna è l’ideale per produrre calcestruzzo fresco in ogni condizione con facilità e velocità. In aggiunta alla sensibile riduzione dei costi operativi, l’uso di questa attrezzatura, in abbinamento a una macchina portante, è essenziale in diversi casi operativi, ad esempio quando è problematico l’accesso alla rete elettrica per l’utilizzo della classica betoniera. Un’attrezzatura perfetta per la logistica in cantiere La benna miscelatrice M3 permette di ottimizzare al meglio l’utilizzo della propria macchina operatrice consentendo il confezionamento di calcestruzzo in qualsiasi momento, ove sia richiesto, attraverso tre semplici operazioni: il carico, l’impasto e lo scarico. Particolarmente indicata per i lavori di pavimentazione stradale, fognature ed opere di urbanizzazione, la benna di M3 può essere applicata su skid steer loader, terne, pale gommate o escavatori idraulici. A richiesta può essere predisposta con la comoda griglia di apertura idraulica, che ne incrementa la flessibilità operativa. Costruite per durare Trattandosi di attrezzature chiamate a impieghi gravosi sotto il profilo dell’usura meccanica e chimica, le benne miscelatrici M3 adottano esclusivamente acciaio antiusura e componentistica premium per la massima affidabilità. Tra i plus costruttivi da sottolineare ci sono gli agganci imbullonati di serie e lo scarico laterale per una maggiore sicurezza degli operatori. La griglia di protezione è arrotondata e completa di rompisacco. A richiesta la gamma benne miscelatrici è disponibile con ammortizzatori a gas e con il fondo in acciaio antiusura HB 400, materiale che può interessare anche le eliche imbullonate. I motori idraulici High Performance sono protetti in maniera integrale ed è presente un tendicatena automatico di serie. Tutti i nuovi modelli sono stati dotati di un nuovo sistema di tenuta a protezione dei cuscinetti, mentre a richiesta è disponibile nuovo sistema elettronico di pesa dei materiali per ottimizzare le miscele secondo le proprie esigenze. I vantaggi in concreto Come premesso, il vantaggio principale della gamma benne M3 Metalmeccanica Moderna è quello di poter di operare in luoghi inaccessibili, con l’ulteriore vantaggio di produrre, trasportare e scaricare, calcestruzzo in cantiere. A livello di produttività la gamma M3 va da 1 m3 di calcestruzzo prodotto in 20 minuti per i modelli più piccoli ai 5 m3 pronti in 45 minuti. C’è poi la possibilità di miscelare qualsiasi tipo di calcestruzzo, dal liquido al magrone. A seconda delle esigenze è poi presente uno scarico centrale o laterale. In dotazione viene fornito un tubo di scarico lungo 1.500 mm e con diametro da 200 mm, per orientare così il getto dove necessario. La benna a scarico centrale In tutte le varianti della benna miscelatrice M3 BM (BM a scarico centrale, BM-SL a scarico laterale e BM-TD a doppio scarico) l’attrezzatura viene fornita completa di elettrovalvola, tubazioni idrauliche, kit comando elettrico e innesti rapidi (solo per skid steer loader). L’attrezzatura dispone di apertura idraulica dello scarico con cilindro a stelo coperto e agganci di adattamento alla macchina. Nell’accoppiamento della benna miscelatrice ai caricatori compatti vale il principio per cui l’entità del carico operativo della macchina operatrice deve essere superiore o uguale al peso a pieno carico della benna miscelatrice. Nei casi in cui la distanza longitudinale ed orizzontale del baricentro della benna miscelatrice risulti inferiore a quella della benna standard (dato fornito dal costruttore della benna miscelatrice), è possibile aggiungere il peso di quest’ultima al carico operativo. La griglia con apertura idraulica comprensiva di valvola di sicurezza, non è disponibile per il modello BM 250, dotato della sola griglia ad apertura manuale comprensiva di molle a gas e valvola di sicurezza. In dotazione c’è anche un avvolgicavo elettrico a molla, dotato di radiocomando per l’apertura, oltre a una bocchetta di scarico manuale e senza linea elettrica.

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    Connettività in cantiere: a che punto siamo

    La connettività dei mezzi in cantiere è il preludio per l’automazione dei prossimi anni delle macchine e delle attrezzature per il construction La connettività in cantiere è un processo in avanzamento irreversibile, prendiamone atto. Tutto il settore del construction sta diventando sempre più digitale e connesso al pari di altri ambiti industriali, anche se in leggero ritardo rispetto agli stessi. Ne è la riprova che in tanti appuntamenti fieristici, Bauma in testa, i trend della digitalizzazione spinta e innovazione tecnologica per macchine, attrezzature e soluzioni sono sempre più centrali a livello di tematiche e novità proposte dai principali brand. E non potrebbe essere altrimenti visto che l’elettronica, i software e le tecnologie di connessione sono diventate parte integrante dei mezzi d’opera al pari della componentistica tradizionale. Se connettività e digitalizzazione finora sono sono state parte integrante di un miglioramento atto a implementare funzionalità e gestionali delle macchine, la fase “Due” verso cui si stanno indirizzando gli obiettivi dei progettisti, si è innalzata puntando, al medio termine, a una maggiore automazione dei macchinari. La next generation della cantieristica punta, insomma, a una fase umana dedicata alla gestione e al settaggio di macchinari che dovrebbero riuscire a lavorare in totale autonomia, senza nessun operatore in cabina. E ciò che sembra fantascienza sta invece ricevendo un booster dai progressi fatti nella direzione di una connettività tra le macchine e la gestione dei loro dati spinte che rappresentano la base di un cantiere iperconnesso, predittivo e in futuro robotizzato. Il cantiere connesso di nuova generazione Su che basi poggia la connettività di seconda generazione nel construction? Le ultime release tecnologiche quali l’estensione e il miglioramento della connettività digitale spinto da tecnologie come 5G, satelliti LEO (low earth orbit), fibra ottica stanno avendo un forte impatto anche sull’ecosistema del cantiere. La svolta è epocale se si considera che fino a pochi anni fa il cantiere era un sito remoto, senza copertura di segnale. Da luogo scarsamente servito se non isolato è ora un sito sufficientemente connesso e capace di veicolare dati e informazioni utili a migliorarne l’efficienza e i processi decisionali. Nel cantiere si possono ora monitorare in tempo reale posizione e utilizzo delle macchine, così come la disponibilità di informazioni diagnostiche e prestazionali, rappresenta un supporto ormai indispensabile per migliorare la gestione delle flotte, ridurre i consumi di carburante, aumentare la sicurezza, migliorare la pianificazione di controlli e manutenzione e, in definitiva, una delle aree in cui le imprese edili possono maggiormente beneficiare già oggi dei vantaggi di un cantiere connesso. Ma attenzione, a rappresentare la novità non sono le tecnologie dedicate al monitoraggio delle performance della macchina. La novità è rappresentata dalla loro interazione sinergica e la loro implementazione proprio grazie alla connettività. Flussi costanti di dati Il sito cantieristico connesso è quindi una fitta trama di messaggi digitali emessi e ricevuti all’istante tra centrale operativa, macchine e attrezzature per ora ancora attivate e gestite da esseri umani, materiali e progetti. La centrale operativa fisica, poggiante su una piattaforma o su un cloud, rende le informazioni del cantiere fruibili ovunque e in ogni istante. Il flusso è quello di dati e informazioni a supporto dei processi decisionali afferenti una molteplicità di ambiti, dalla pianificazione delle lavorazioni alla gestione del personale, dall’approvvigionamento dei materiali alla organizzazione e gestione di macchine e attrezzature. Arriva l’intelligenza artificiale in cantiere? Ciò che fino a pochi anni fa poteva essere soggetto per un romanzo di Asimov è in realtà evoluzione tecnologica di medio termine. Il passo successivo dell’evoluzione cantieristica, come ve la stiamo descrivendo è l’accesso dell’intelligenza artificiale in cantiere, che trova terreno fertile proprio grazie alla connettività evoluta. Il flusso dati macchina – cloud permette ad esempio l’analisi da parte dell’AI di tutti i parametri operativi e, su questa base, la gestione di tutte le funzioni automatizzate che ci sono e che verranno a bordo macchina, così come l’implementazione delle nuove funzionalità. Il cantiere logisticamente predittivo In questo modo è possibile ottimizzare l’efficienza e organizzazione di tutto il cantiere, dalla verifica in tempo reale dell’avanzamento lavori all’automazione di operazioni ripetitive e a basso contenuto tecnologico (si pensi alla gestione di un ciclo di produzione del calcestruzzo) come il rilevamento di scorte e quantità di un magazzino o dei livelli di carburante dei macchinari per il rifornimento predittivo, o la gestione del personale, migliorando più in generale i flussi operativi del cantiere e abbattendo l’interruzione della attività lavorative. Non sono comunque pochi i processi cantieristici che già sfruttano funzioni in tema di connettività e di funzioni digitali ma tendenzialmente, come anticipato, il mondo delle macchine e attrezzature movimento terra si sta affacciando ora a una fase di interoperabilità in cui la gestione della singola macchina passa a una gestione della macchina nell’unità cantiere e, grazie alle AI, la comunicazione si allarga ulteriormente, toccando diverse piattaforme digitali e apparati organizzativi anche extra-cantieristici. E si badi bene, indipendentemente attuale evolutiva del mondo construction in fatto di digitalizzazione e automazione, non è detto che manchi ancora tanto tempo alla sua conversione evolutiva totale. Una volta innescato il processo di transizione (che ha già visto pionieri altri settori industriali), per i settori produttivi più arretrati l’adeguamento ai nuovi standard è decisamente più rapido, per non dire immediato.

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    Rifiuti in cantiere: frantoi e benne per lo smaltimento “smart”

    I rifiuti in cantiere: da materiali problematici per lo smaltimento a preziosa risorsa da reimpiegare nelle costruzioni grazie a frantoi e benne per il riciclaggio. Lo smaltimento dei rifiuti in cantiere, quello per intenderci che deriva dalle attività di costruzione e, soprattutto, di demolizione è un tema che da sempre è sotto l’occhio del riflettore nel settore del construction, soprattutto in questi anni, di forte spinta alla transizione ecologica e di tendenza a una economia marcatamente circolare. Con queste premesse per quanto riguarda i materiali, un ruolo fondamentale lo hanno, oltre alle normative a cui attenersi, le tecnologie di trattamento e gestione dei rifiuti da cantiere, con la speranza di vedere ufficializzata una prassi normata al reimpiego dei conseguenti materiali di recupero. Il contesto perfetto La necessità di un reimpiego rapido dei rifiuti si sposa perfettamente con il momento storico di forte domanda di materiali edili da un lato, e dall’altro il costo e la sempre più difficile reperibilità delle materie prime, senza considerare i vincoli e le difficoltà nel trattamento dei materiali di risulta. Questi i confini in cui si gioca oggi la gestione e il riciclaggio degli scarti provenienti da costruzioni e demolizioni. Date queste premesse bisogna comunque tenere sempre ben presente che questi materiali sono classificati come rifiuti speciali e che quindi sono soggetti a una disciplina rigida circa la loro gestione che al loro eventuale riutilizzo. In Italia vengono prodotti annualmente circa 40 milioni di tonnellate di rifiuti inerti provenienti da opere di demolizione. Inerti il cui smaltimento dovrebbe avvenire attraverso il conferimento in discarica autorizzata. Al tempo stesso il reperimento di materiale inerte vergine da cava è divenuto progressivamente più difficoltoso a seguito delle politiche sempre più restrittive adottate dalle amministrazioni locali nei riguardi delle attività estrattive per tutelare il proprio territorio. Mancanza di controlli efficaci sullo smaltimento illegale, costi non trascurabili per quello legale (a partire dal trasporto in discarica dei rifiuti) carenza di discariche autorizzate per il recupero e il riciclo dei rifiuti: sono tutti elementi che spingono verso un efficientamento del trattamento e l’eventuale riciclaggio dei materiali di risulta. La strada percorribile Lo sviluppo dell’impiantistica finalizzata al trattamento dei residui da costruzione e demolizione da almeno 20 anni star trovando un notevole impulso grazie all’incremento costante dei costi di smaltimento in discarica. Tale incremento ha portato i produttori di rifiuti inerti a optare per il trattamento degli stessi isolando le componenti più pericolose e conferendo la restante parte alle discariche meno onerose, recuperando in tal modo altri materiali da riciclare nei cicli di produzione. Tutto ciò è stato reso possibile dalla diffusione, prima, degli impianti sia fissi che semoventi per la frantumazione e vaglio dei materiali di risulta, oltre che di numerosi modelli di attrezzature dedicate alla selezione primaria dei materiali, ovvero di attrezzature idrauliche come le benne frantumatrici, destinate all’installazione su escavatori o macchine per la movimentazione. L’impianto di recupero dei rifiuti da C&D dovrebbe essere in grado di suddividere il materiale in ingresso fondamentalmente in tre flussi: il materiale lapideo nuovamente utilizzabile (95%); la frazione metallica (0,1 %); la frazione indesiderata (carta, plastica, legno, impurezze). Le fasi necessarie per ottenere un prodotto di buona qualità partono innanzitutto dal controllo di qualità del materiale in ingresso. Si passa quindi alla preliminare separazione della frazione fine, che non viene addotta alla frantumazione, alla successiva riduzione granulometrica (frantumazione). Successivamente c’è poi la separazione dei metalli, alla raffinazione e alla rimozione della frazione leggera. La fase critica dell’intero processo è la frantumazione. Gli elementi più negativi di impatto sull’ambiente sono la produzione di polveri e le emissioni sonore. In tutte le fasi del processo vanno pertanto adottate opportune misure di contenimento delle polveri e del rumore. Mediante il riciclaggio dei rifiuti da costruzione e demolizione è possibile produrre un materiale che può sostituire la materia prima vergine almeno per gli usi meno nobili quali la realizzazione di sottofondi stradali, sottofondi per capannoni industriali, sovrastruttura stradale e recupero ambientale ossia per la restituzione di aree degradate ad usi produttivi o sociali attraverso rimodellamenti morfologici. I frantoi fissi e semoventi Gli impianti fissi di trattamento e riciclaggio, questi vengono oggi progettati adottando soluzioni molto avanzate dal punto di vista tecnologico e sono perciò in grado di garantire un materiale inerte in uscita omogeneo e controllato da un punto di vista granulometrico, totalmente privo di componenti non inerti e che quindi può essere destinato al reimpiego in svariate applicazioni, in particolare per sottofondi e riempimenti. Questa tipologia impiantistica è di norma caratterizzata da soluzioni standard per le fasi di frantumazione, vagliatura e deferrizzazione, mentre la fase di selezione della frazione leggera risulta particolarmente diversificata a seconda del livello di riciclaggio che si intende perseguire. I gruppi semoventi, ispirati ai tradizionali impianti di frantumazione di inerti da cava, consentono principalmente la riduzione volumetrica dei singoli elementi immessi nell’impianto, ma grazie a opportuni equipaggiamenti opzionali possono garantire anche un adeguato assortimento granulometrico dei materiali in uscita al trattamento, e l’eliminazione delle frazioni non inerti. Una tale tipologia impiantistica offre come vantaggio la possibilità di abbattere eventuali costi di trasporto nel caso di riutilizzo in loco del materiale da destinare a frantumazione, operazione che comunque richiede una opportuna valutazione delle caratteristiche dei materiali stessi al fine di una loro reintegrazione nei cicli di produzione. La benna per il riciclaggio Il trattamento in sito dei materiali di risulta in termini di risparmio sui costi di conferimento in discarica e possibilità di un loro riutilizzo diretto in cantiere ha garantito un booster anche a quelle attrezzature in grado di demolire e al tempo stesso garantire una prima azione selettiva sulle macerie. Ci riferiamo alle benne frantumatrici, attachment idraulici tipicamente alimentati da escavatori nei modelli di taglia maggiore, ma anche agli skid loader appartenenti al segmento più leggero che, pur a fronte di una produttività oraria sicuramente inferiore e dei limiti nella pezzatura e tipologia del materiale trattabile, offrono parte apprezzabili vantaggi. In primo luogo in termini di praticità, in quanto possono essere gestiti come qualsiasi altra attrezzatura installabile su una macchina operatrice; ma si tratta di soluzioni valide anche sotto il profilo della flessibilità d’uso e gestione, in quanto consentono con pochi accorgimenti di variare la granulometria degli inerti ottenibili, e l’agevole sostituzione dei componenti soggetti a usura.

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    Simex ART 1000: la rigenerazione a freddo dell'asfalto

    Simex ART 1000 è una tecnologia di rigenerazione a freddo dell'asfalto che apre al riciclaggio stradale nei piccoli cantieri urbani Simex ha lanciato la tecnologia ART, acronimo di Asphalt Regeneration Technology, che promette di essere rivoluzionaria soprattutto nel comparto della cantieristica urbana. Il grosso plus di questa nuova tecnologia è la capacità di rendere maggiormente fruibile la pratica del riciclo e rigenerazione a freddo dell’asfalto, finora utilizzata grandi lavori stradali e autostradali, quindi con macchine da ingombri e costi operativi elevati. Il riciclaggio a freddo sarebbe invece particolarmente centrato in cantieri urbani per sistemazioni e ripristini di pavimentazioni stradali, dove le macchine non possono essere eccessivamente ingombranti e i costi devono risultare decisamente più contenuti. Simex ART 1000: l'evoluzione è anche chimica La nuova tecnologia ART è stata sviluppata da Simex sulla base delle scarificatrici PL, in particolare sulla PL1000 che lavora con una larghezza operativa di un metro. Lo sviluppo di questa attrezzatura non ha toccato solo il lato ingegneristico del progetto meccanico. La ART1000 è stata pensata sia insieme al DICAM, Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali dell’Università di Bologna, sia in collaborazione con Iterchimica, azienda italiana specializzata nello studio e produzione di additivi chimici specifici. Il motivo è presto spiegato.Il riciclo a freddo si basa infatti sulla rigenerazione del materiale fresato in modo che possa essere immediatamente ricompattato. Una buona fetta dello sviluppo di questa tecnologia si è pertanto concentrata sul corretto dosaggio di additivi da utilizzare sul substrato fresato, da fornire in quantità differente in base alla profondità di lavoro e alla velocità di avanzamento della macchina. Insomma si tratta di una miscelazione meccanico-chimica che permette di ottenere un prodotto finale di elevata qualità, oltre a favorire l’ottimizzazione del mescolamento. Il metodo Simex: come funziona Simex ART contempla un’unica attrezzatura. Il cantiere mobile, con una squadra di pochi addetti, è rapido e snello nella sua composizione, poiché tutto l’occorrente può essere trasportato in sito con un rimorchio su cui caricare la fresa-miscelatrice, la pala compatta, un compattatore oltre a uno spandicemento. Le operazioni di cantiere si articolano in tre fasi. Inizialmente si aziona solo il tamburo fresante di Simex ART a una profondità compresa tra i 5 e i 7 cm, a seconda dell’entità dell’ammaloramento, nebulizzando all’occorrenza acqua per garantire l’abbattimento delle polveri. Dopo aver distribuito del cemento sul fresato ottenuto, si procede con una seconda passata azionando anche il secondo tamburo, quello miscelatore, che mescola il fresato all’additivo; il corretto dosaggio proporzionale di prodotto è garantito dalla presenza di una ruota di rilevamento della velocità di avanzamento. È a questo punto che si nebulizza acqua per ottenere il corretto tasso di umidità del fresato. In ultimo si procede alla compattazione. Il risultato finale è un conglomerato bituminoso rigenerato al 100%, immediatamente calpestabile e altamente sostenibile. È possibile che, dopo la fresatura, il materiale richieda un secondo passaggio prima di essere miscelato. Occorre, in pratica, che la granulometria del materiale abbia determinate caratteristiche tecniche prima dell’aggiunta dell’additivo. I vantaggi operativi Con Simex ATR il ripristino dell’ammaloramento avviene in modo funzionale, veloce e duraturo nel tempo. Il cantiere stradale è ridotto e dinamico e comprende pochi attrezzi, tanto che vengono tagliati drasticamente tutti i costi di gestione o trasporto di materie prime. I vantaggi sono, ovviamente, anche ambientali poiché si riutilizza il 100% del materiale in sito mentre la rigenerazione dell’asfalto è ripetibile anche in manutenzioni successive. Vengono impiegati materiali ecocompatibili, mentre non si effettua nessuna movimentazione e gestione di rifiuti speciali. Simile, ma non identico, a un riciclaggio a freddo Da quanto abbiamo descritto, ne consegue che il processo è concettualmente riconducibile a un recupero in sito, in modo del tutto analogo al riciclaggio a freddo ma, tuttavia, con due differenze sostanziali: in primis lo spessore massimo non può mai essere superiore ai 10 cm; in secondo luogo la superficie diventa transitabile nell’arco di brevissimo tempo (in relazione alle condizioni di maturazione della miscela) senza fare uso di alcuna stesa di nuovo materiale.

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    Cosben: nuovo braccio telescopico TA1814 per il top-down

    Cosben lancia il nuovo braccio telescopico per escavatore TA1814, indispensabile per scavi rapidi e profondi, tipici della tecnica top-down Cosben lancia il TA1814, un nuovo modello di braccio telescopico dedicato alla pratica costruttica del top-down. Questo braccio, che viene montato su escavatore, appartiene alla serie TA, una gamma di attrezzature specifiche che Cosben ha in gamma da diversi anni. Rappresenta una tipologia di braccio particolare, che diventa indispensabile per tutti queli lavori che richiedono interventi di scavo rapidi e profondi come fondazioni o scarichi; ma è anche un’attrezzatura adatta per lavorare in abbinamento con benne bivalve. Il design del braccio telescopico è stato sviluppato per ridurre al minimo ogni possibile rottura derivante da un contatto esterno, come pareti. I cilindri idraulici della sezione telescopica sono all’interno del braccio stesso. Sono disponibili diverse versioni e lunghezze, insieme a una vasta gamma di benne bivalva per soddisfare tutte le esigenze operative. Perfetto per il top-down Il braccio telescopico Cosben TA è particolarmente indicato per una tecnica costruttiva ben definita, che va sotto il nome di top-down (letteralmente dall’alto verso il basso) e che consiste nel costruire “scendendo” l’opera definitiva. Operazione quindi che procede in modo contrario a quanto avviene normalmente con la procedura tradizionale del bottom-up e che necessita quindi di operazioni che prevedono un escavatore dotato di un braccio in grado di operare sotto il livello del suo piano di appoggio. Con questa tecnica i piani interrati sono realizzati progressivamente alla realizzazione dello scavo. Nello specifico isolai interrati servono da sistema di tenuta delle pareti perimetrali dello scavo. Il getto progressivo dei solai permette di procedere progressivamente con la realizzazione dello scavo. I diaframmi permettono di contenere il terreno circostante allo scavo impedendone i cedimenti e offrono un monitoraggio della falda circostante. Inoltre, gli stessi costituiscono le pareti esterne di quella che non è altro che una grande scatola (di calcestruzzo) nella quale verrà poi realizzata la vera struttura dell’opera interrata. La tecnica del top-down è sovente impiegata per progetti di scavo profondi in aree urbane. Tipiche costruzioni interrate realizzate con la tecnica del top-down sono: stazioni della metropolitana, gallerie e autorimesse interrate. La serie TA di Cosben Indispensabile per il lavoro che richiede scavi destinati a fondazioni, scarichi, il braccio telescopico della serie TA è adatto per lavorare con benne bivalva. Il design del braccio telescopico è stato sviluppato per ridurre al minimo ogni possibile rottura derivante da un contatto esterno, come pareti, ecc. I cilindri idraulici della sezione telescopica sono all’interno del braccio stesso. Sono disponibili diverse versioni e lunghezze (per lavorare dai 18 ai 35 metri di dislivello), insieme a una vasta gamma di benne bivalva per soddisfare tutte le esigenze operative. A bauma 2022 il nuovo braccio TA1814 In occasione della scorsa edizione di Bauma 2022 è stato presentato il nuovo modello di braccio telescopico, il TA1814. Nello specifico questo braccio telescopico è ideato per escavatori da 14 a 18 tonnellate. Davanti può essere montata una benna bivalva da 0,35 m3, mentre la produttività è circa di 40/50 tonnellate all’ora.

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    Malaguti 2023: battipalo, fresaceppi e piastra vibrante al top

    Il battipalo, la fresaceppi e la piastra vibrante di Malaguti sono le attrezzature 2023 premium dell’azienda romagnola per il settore edile e forestale Sono tre i cavalli di battaglia di Malaguti per questo 2023 che spaziano dal settore edile a quello forestale-agricolo: il battipalo, la fresaceppi e la piastra vibrante. Si tratta di tre attrezzature che presentano standard progettuali e di fabbricazione davvero elevati. Il motivo di questa cura progettuale e realizzativa sta nell’expertise che Malaguti si porta in dotazione fin dalle origini, per oltre mezzo secolo di tradizione nel settore, a partire dalle storiche Officine Malaguti. L’azienda romagnola incarna i caratteri distintivi di qualità di fabbricazione e professionalità verso chi le attrezzature le impiega quotidianamente, da sempre punti cardine che hanno reso questa azienda un riferimento per il mercato da più di 50 anni. Fedeli al Made in Italy Non si può comprendere però l’universo di Malaguti, senza citare il CEO Giorgio Cangini che, dopo l‘incontro avvenuto nel 2019 con Ivan Malaguti, patron dell’azienda, dà il via a una riorganizzazione interna a livello commerciale, di marketing e di progettazione. L’azienda raddoppia in breve tempo il suo fatturato, tanto che è tuttora in fase di crescita. Malaguti segue una semplice filosofia, che ruota attorno ad alcuni punti fermi: alta gamma, qualità e versatilità dei prodotti e dei servizi, cura nei dettagli e attenzione alle esigenze dei settori di riferimento. Il battipalo Malaguti Partiamo dal battipalo equipaggiato di pinza, un attrezzo che risulta indispensabile nei lavori di contenimento degli argini e nella creazione di recinzioni. È progettato inoltre per l’impianto di vigneti e per l’infissione di pali in cemento o in legno. Il battipalo Malaguti può essere impiegato anche per svolgere molti altri lavori analoghi a quelli sopra citati. All’interno del kit dell’attrezzatura è compreso l’attacco fisso alla macchina alla quale verrà applicato il battipalo. In base alle necessità del cliente e del lavoro da portare a termine, Malaguti offre la possibilità di integrare al battipalo la pinza per la presa di pali in legno o in cemento-acciaio. L’infissione viene garantita dalla notevole forza di resistenza fornita dalla pressione verso il basso esercitata dal battipalo. Con questo strumento è inoltre assicurata la massima messa in sicurezza dell’operatore che, dalla cabina dell’escavatore, carica il palo implicando l’uso della pinza idraulica, lo posiziona e successivamente lo pianta nel terreno grazie alla funzionalità del sistema vibrante. Le fresaceppi a ruota dentata La nuova gamma di fresaceppi a ruota dentata Malaguti è ideale, invece, per la fresatura e per l’eliminazione di ceppi. Brandeggiando il disco da un lato all’altro e avanzando gradualmente all’interno del ceppo, l'attrezzatura lo rimuove completamente dal terreno in qualsiasi situazione. Il sistema di trasmissione diretta con il motore a pistoni del macchinario fornisce la velocità massima di taglio che garantisce il più alto livello di precisione ottenendo il miglior risultato possibile. Fondamentali sono i denti in tungsteno di carburo del disco, altamente resistenti, che assicurano l’efficacia e la funzionalità dell’attrezzatura. La fresaceppi di Malaguti è adattabile su escavatori da 1,5 a 13 t e in qualsiasi dimensione è garanzia di massima prestazione possibile su tutti le tipologie di residuo arboreo, di qualsiasi durezza. L’attrezzatura comprende l’attacco fisso alla macchina operatrice alla quale verrà applicata la fresacappi. Montata su un braccio escavatore è in grado di raggiungere ed eliminare ceppi ubicati in zone remote, scoscese e anche su pendii. Quest'attrezzatura è ideale per la fresatura di ceppi in strade, piste da sci, all’interno di parchi, giardini e in tutte quelle aree all’aperto soggette all’abbattimento di alberi. Eliminando totalmente il ceppo la fresaceppi rende la superficie del terreno nuovamente fertile, in caso di applicazione agricola, o eventualmente pronta per la successiva attività di cantiere. La piastra compattatrice Terzo prodotto premium di Malaguti è la piastra compattatrice vibrante per le attività post- scavo. Il sistema di vibrazione della piastra ottimizza e migliora la compattazione del materiale di riempimento in seguito all’interramento di cavi e tubi, ottenendo così un fondo solido e omogeneo immune agli effetti del passare del tempo. La piastra è progettata con lo scopo di compattare qualsiasi tipo di superficie, per ogni esigenza, oltre ogni aspettativa. Un’altra caratteristica vantaggiosa di questo strumento è quella di ottenere il migliore dei risultati nel minor tempo possibile, in condizioni di massima sicurezza. L’operatore, nel momento in cui la piastra viene azionata e utilizzata, può gestire il tool direttamente dalla cabina senza dover presenziare fisicamente all’interno dell’area di lavoro, riuscendo a ottenere comunque un risultato veloce, pulito e lineare. I modelli di piastra compattatrice standard spaziano dalla versione più piccola per le macchine da 1,5 t fino a macchine da 40 t. All’interno del kit dell’attrezzatura è compreso l’attacco fisso per la macchina alla quale sarà applicata. Malaguti offre una vasta gamma di modelli di piastre opzionali con misure differenti, in base alla natura del lavoro da svolgere.

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